Mercoledì, 20 Maggio 2020 | Scritto da: didattica


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L’ANTIFASCISMO NON SERVE PIÙ A NIENTE”

NICOLETTA FASANO E CARLO GREPPI ALLE VIDEOCONFERENZE AI TEMPI DEL COVID

Gradito ritorno per Carlo Greppi che ha dialogato con Nicoletta Fasano (Israt) del suo ultimo libro “L’antifascismo non serve più a niente” (Ed. Laterza). La videoconferenza è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese, Museo di Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti, Israt, Associazione “F. Casetta”, Fra production srl, Cantine Povero distribuzione e Aimc Asti. Il libro inaugura la collana “Fact Checking: la storia alla prova dei fatti” diretta da Greppi per Laterza. Un progetto importante che si propone di dare alle stampe lavori che smontino gli stereotipi della storia. Greppi e Fasano si sono confrontati a partire dalle parole che fanno da filo conduttore del testo. Punto di partenza l’ annichilimento della memoria della Resistenza. Un’analisi schietta sulla perdita di fascinazione dell’antifascismo con il coraggio, come ha detto la Fasano, di chiamare le cose con il proprio nome perché, nel corso del tempo, si è dimenticata la violenza fascista utilizzata come valore e mezzo di sopraffazione. Un libro diretto che, come ha sottolineato l’autore, ha lo scopo di far conoscere, ai non addetti ai lavori, quel periodo ma anche le vicende personali di chi si oppose. Un intervento necessario poiché gli ultimi venti anni di storia italiana hanno portato a una rivalutazione del fascismo tanto che, attualmente, ad essere residuale è l’antifascismo. Nessun partito, è la triste impressione, pare rifarsi seriamente ai valori della Resistenza se non per rare occasioni commemorative. Intanto, molti si sono costruiti una visione del ventennio immaginaria e fascinosa. Ne deriva che è importante, soprattutto per gli insegnanti di storia, far conoscere i veri aspetti del regime alla cui base stavano violenza e sopraffazione.

A questo proposito, utile il suggerimento di Nicoletta Fasano di proporre percorsi sul bullismo capaci di coniugare i vissuti personali dei ragazzi con la storia di quel periodo.

Il libro - citando nomi, biografie e vicende di tanti oppositori - ha il merito di portare alla luce l’umanità di persone che sacrificarono tutto nel nome della libertà. “Mi commuove il prezzo pagato dagli oppositori e che molti intellettuali stanno ancora pagando in diverse parti del mondo. È necessario, proprio per questo motivo, che queste storie di donne e uomini del passato vengano ‘rigettate’ nello spazio pubblico” ha aggiunto Greppi.

Modelli difficili da imitare ma che propongono ai ragazzi lo sforzo di lottare per ciò in cui si crede e anche su ciò che vuol dire, anche oggi, essere anticonformisti non solo a parole ma con azioni concrete. Il falso mito di un ventennio ‘benefico’ deve far riflettere nelle scuole sull’importanza della libertà di espressione che, allora, non era prevista. Quella libertà, conquistata grazie al sacrificio di donne e uomini coraggiosi, permette a tutti di manifestare le proprie idee anche ai nostalgici.

Importante anche ricordare che la Resistenza è stata armata, ha comportato uccisioni, esecuzioni e scelte terribili. Un altro aspetto poco conosciuto è la sua dimensione internazionale: erano presenti partigiani di almeno 50 nazionalità diverse.

Affrontare questo periodo seriamente, significa farlo senza reticenze, considerando anche la “resa dei conti”. “Oggi è fondamentale esaminare questi aspetti nelle scuole. Se la storia non è anche educare alla politica, alla partecipazione e all’aver a cuore i destini del mondo e delle collettività, tanto varrebbe stilare delle cronologie da imparare a memoria. I ragazzi apprezzano enormemente la sincerità, la passione… le persone vere. Io lascio la parola a studenti che si dichiarano fascisti nell’ambito degli incontri ai quali partecipo. La genuinità paga sempre” ha detto Greppi.

Importantissimo, per questo, il ruolo dello storico perché “una coscienza storica diffusa dà delle buone radici a una comunità” ha proseguito. Dello stesso avviso Nicoletta Fasano perché “la storia non deve essere presentata come un dibattito, lo storico non è un venditore e le sue conclusioni sono sempre rivedibili”.

Giovanna Cravanzola

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