Giovedì, 6 Aprile 2023 | Scritto da: didattica

Nella società della comunicazione, spesso ci sono malintesi reciproci. La nostra vita quotidiana ne è costellata e, a volte, determina anche la rottura di relazioni di diversa natura. Di questo si occupa il saggio “La comunicazione imperfetta. Ostacoli, equivoci, adattamenti” (Einaudi) di cui sono autori Peppino Ortoleva e Gabriele Balbi. Il libro è stato presentato in videoconferenza giovedì 27 aprile 2023. Peppino Ortoleva ne ha discusso con Alberto Banaudi. L’iniziativa è stata promossa da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Comune e Museo Arti e Mestieri di Cisterna, Israt con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.

I libri del prof. Ortoleva mi hanno sempre colpito e, con quest’ultimo, mi è piaciuto entrare nei meandri della comunicazione. È interessante perchè si dedica ad aspetti che non vengono trattati e ho constatato che i malintesi ne sono parte integrante. La comunicazione perfetta è un mito perchè, essendo umana, è sempre incompleta. È fatta di parole, di imprecisioni ma anche di un ambiente e di un contesto di vita. Dall’altro lato, c’è il mito dell’ incomunicabilità che ha accompagnato anche alcune correnti filosofiche. Il libro si muove tra questi due poli rendendo giustizia alla comunicazione imperfetta e spezzando una lancia suo favore di questa imperfezione. Inoltre, difende anche l’umano messo sotto attacco” ha detto in apertura Banaudi.

Il libro, come ha sottolineato il prof. Ortoleva, nasce dalle discussioni su questo tema con il prof. Gabriele Balbi, suo ex allievo. Come diceva Eraclito, tutto scorre e anche la comunicazione fluisce ed è fatta di persone (e non solo di messaggi) ma anche di correnti sotterranee, di rami, ramoscelli, sassi che il fiume trascina e deviazioni. Invece, le teorie ufficiali guardano solo il letto del fiume senza ragionare sull’ acqua. “Noi, invece, ce ne occupiamo perchè la comunicazione vive nella comunità e nelle relazioni delle persone mentre il problema delle scienze umane è fare a fette l’umanità nei rispettivi ambiti di studio. Invece, ragionando sulla comunicazione imperfetta, teniamo conto degli ambienti che cambiano e delle relazioni tra le persone ma anche del tempo in cui avviene. Siamo partiti da un’idea di fondo: se vogliamo capire intelligenza artificiale, prima dobbiamo capire l’intelligenza umana. Quella artificiale, se è intelligente, deve capire i propri limiti. Una delle grandi applicazioni è nell’uso dei correttori automatici. Dimostra però la sua stupidità perchè, a volte, modifica un percorso che non capisce. Così, con la crescita delle tecnologie comunicative, il rischio dei malintesi aumentano. Crescono i messaggi ma anche i malintesi tra noi e le macchine soprattutto nei social dove raccontiamo cose intime a gente sconosciuta che vive in ambienti diversi e che li interpreta in base alla propria esperienza. Il nostro atteggiamento non è quello pensare di arrivare a impedire errori perchè stanno nel linguaggio stesso. Non si impara sempre dagli errori ma la mente umana è fatta proprio per adattarsi a questo e capire di più”. ha detto Ortoleva.

In questo senso tutti i problemi della comunicazione, a volte eccessiva o lacunosa, oggi sono grandi. Il silenzio è una forma di comunicazione che, però, non viene affrontato dai teorici. Oggi siamo travolti da un sacco di informazioni che ci invadono e di cui si conoscono sia il mittente che il ricevente. Tutto ciò non è negativo ma può dare dei problemi come sovraccarico e noia. Il saggio non ha lo scopo di giustificare gli errori ma capirne la logica. Molti errori comunicativi, inoltre, derivano dalla tendenza umana di dare un senso a tutto e a tutti gli esseri umani in cui si entra in relazione. Quella amorosa è il tipo di relazione più difficile perchè, sovente, è impossibile non cadere negli equivoci. “Gli innamorati, per patto occulto, vogliono capirsi al volo ma spesso non accade e uscirne è difficile. Più intensa è la comunicazione, più diamo peso ai gesti, alle espressioni… La volontà di intepretazione, però, è una forza che non si può fermare ma è necessario imparare a gestirla. Il silenzio, come già detto, viene inteso come una non comunicazione quando, in realtà, ne è carico. Abbiamo cercato di impostare una controteoria perchè ci sembrava importante metterci su una strada diversa considerando la comunicazione anche fatta da attività impreviste che richiedono adattamento. Il nostro è un lavoro ancora incompiuto ma è nella direzione di uscire dalla comunicazione perfetta ma anche dall’ incomunicabilità umana. È un modo di comunicare vicina all’esperienza, al vissuto perchè è parte del vivere ed è il motivo per cui è tutto intrecciato. Per questo anche le fonti letterarie del saggio lo sono” ha proseguito Ortoleva.

Nel libro - ha sottolineato il prof. Banaudi - la prima parte è dedicata agli ostacoli comunicativi ma sono importanti anche l’eccesso o la scarsità delle comunicazioni. Una parte interessantissima è dedicata ai malintesi che possono dar luogo a sviluppi interessanti mentre lo stesso non avviene con la comunicazione perfetta. Gli ultimi saggi del prof. Ortoleva sono una trilogia sull’umano. Nel primo ci sono gli uomini che, da sempre, usano i miti per comprendere il mondo ma anche la viltà è uno strumento di comprensione così come la comunicazione imperfetta”

La comunicazione dell’ IA ha delle imperfezioni?

Secondo il prof. Ortoleva, l’IA è una “mostruosa genialità”, dà risposte prevedibili perché non vuole rischiare ma, comunque, compie un’infinità di errori legati alla prevedibilità. Il modo con cui la si considera oscilla tra la demonizzazione e la mitizzazione pur non essendo ancora compresa. “Uno dei limiti della nostra educazione è non insegnare a programmare il coding e quindi a subire quello che viene proposto invece sarebbe ciò che è stato l’apprendimento della scrittura 100 anni cambiando la società e togliendo un privilegio. Per un ragazzo che conosce la programmazione, l’ IA diventa qualcosa con la quale confrontarsi e mettersi in competizione per capirne i limiti. Non si può lasciare tutto ciò solo a un piccolo ceto e bisogna sempre ricordarsi che la tecnologia è antropica e che è sempre necessario imparare a confrontarsi con la differenza” ha detto.

Come ha concluso Banaudi, il prof. Ortoleva propone un’apertura sapiente sul mondo che comunica sempre speranza nei confronti del futuro.

Giovanna Cravanzola

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