Martedì, 17 Settembre 2013 | Scritto da: didattica

“LA DOMENICA DEL CORRIERE VA ALLA GUERRA. IL 1915 - 1918 NELLE TAVOLE DI ACHILLE BELTRAME”

1^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘13/’14

SCARICA LA RELAZIONE IN FORMATO MP3: http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/oliva13.mp3

Venerdì 27 settembre 2013, presso il Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti, hanno preso avvio gli incontri promossi dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese. Titolo generale delle iniziative, pe

oliva13

r l’anno in corso, è “RECUPERI –AMO” facendo riferimento agli oggetti, alle storie, alle memorie, ai valori… degli anni difficili che stiamo vivendo. A inaugurare

le serate, anticipando le manifestazioni per il centenario dell’inizio del primo conflitto mondiale, è stato Gianni Oliva che ha presentato il suo libro “La Domenica del Corriere va alla guerra. Il 1915 – 1918 nelle tavole di Achille

Beltrame”(Gaspari Editore). La serata è stata promossa anche dall’Azienda Pescaja di Beppe Guido che ha che ha aderito all’iniziativa “Ogni libro ha il tuo vino”(titolo ideato da Mario Bodda) che coinvolgerà i produttori locali che vorranno aderire per i prossimi incontri. Per Sara Mirra, che ha

introdotto l’incontro, il libro racconta la costruzione del consenso a proposito della Prima Guerra Mondiale, utilizzando l’i


mmagine come strumento per raggiungere le masse. Nelle tavole è evidente la retorica del sacrificio con la pedagogia del lutto che preferisce sempre una medaglia alla memoria. Ha passato poi la parola a Gianni Oliva che ha sottolineato come questa guerra ha cambiato per sempre il volto dell’Europa perché, per la prima volta, praticamente tutti gli Stati vi hanno preso parte contemporaneamente mobilitando milioni di persone. Quasi ogni famiglia aveva un proprio caro al fronte e voleva conoscere gli sviluppi del conflitto. Proprio per questo nasce l’opinione pubblica. Ancora oggi, in ogni città o paese italiano è possibile trovare piazze e momumenti intitolati a tutti caduti di questa guerra cosa che non accadrà più per il conflitto successivo. Grazie al coinvolgimento massiccio della popolazione, la prima guerra mondiale è davvero un evento senza precedenti che, anche oggi, non potrebbe ripetersi con le stesse modalità non fosse altro per i costi elevatissimi sostenuti dagli Stati partecipanti. All’inizio del secolo, invece, grazie alla seconda industrializzazione, era cambiato il modo di vivere delle persone: l’utilizzo dell’energia elettrica, dei concimi chimici… della tecnologia in generale avevano apportato notevoli cambiamenti ed innalzato la ricchezza dei Paesi. Ovviamente ciò aveva anche prodotto strumenti bellici terrificanti per la loro capacità mortale. Proprio in questo periodo, infatti, nascono le armi chimiche e i primi carri armati ma la tecnologia di quei tempi non è ancora in grado di provvedere a spostamenti di enormi masse di uomini. Si parla, infatti, di una guerra di logoramento, di posizione dove, al di fuori di poche battaglie, non ci sono date precise che definiscono gli scontri perché, su uno stesso lembo di terra, possono durare anche dei mesi. Per tutti questi motivi, i caduti della prima guerra mondiale superano notevolmente quelli della seconda anche considerando nel computo i deportati e i morti civili. Ecco quindi le ragioni per cui era  indispensabile contare sull’appoggio del popolo che, per la maggior parte, è ostile alla guerra perché dovrà prendervi parte e rischiare la propria vita. Pertanto si dovevano studiare delle strategie per obbligarlo a piegarsi a questo sacrificio. Bisognava quindi convincere la gente della sicurezza della vittoria, dell’eroicità dei nostri soldati, della meschinità del nemico ma anche della mancanza di grandi rischi. Occorreva trovare degli strumenti che veicolassero nel modo più capillare possibile queste idee. Intanto, alla fine del XIX, da un’intuizione di Luigi Albertini nasce “La Domenica del Corriere”, un settimanale domenicale illustrato che parla di svariati argomenti di interesse popolare. In quell’epoca, infatti, i quotidiani avevano una tiratura molto scarsa anche in considerazione del fatto che poche persone avevano la capacità di leggere e comprendere quanto era scritto su fogli dalla veste grafica molto fitta e pesante. In questi anni, però, a poco a poco, sta calando il tasso di analfabetismo grazie all’introduzione della Legge Casati ma, ovviamente, l’utilizzo delle parole deve essere affiancato a molte immagini che sanno parlare anche agli analfabeti. Pertanto il direttore del giornale va alla ricerca del “signor Tutti” capace di toccare con i suoi disegni, le corde più segrete dell’animo degli italiani e lo trova in Achille Beltrame che dovrà occuparsi della prima e dell’ultima pagina con le proprie tavole che, rispettivamente, dovranno occuparsi di politica e di cronaca. Il successo è enorme. In quegli anni anche le parrocchie e i comuni erano abbonate a “La Domenica del Corriere” e, nelle bacheche, venivano esposte le illustrazioni a favore della popolazione. Ecco trovato lo strumento perfetto. Beltrame è un uomo singolare che, alla tecnica acquisita nelle scuole d’arte, unisce un’innata capacità di avvicinarsi all’animo delle persone tramite i suoi disegni. Prima dell’entrata dell’Italia nel conflitto, si occupa marginalmente della guerra e con uno stile molto diverso da quello successivo quando, con una capacità a dir poco cinematografica, con i suoi tratti trasforma da un lato la guerra in ordinaria straordinarietà e, dall’altro, rappresenta l’eroismo, l’altruismo, il valore dei nostri combattenti trasformati fin da subito in eroi.  Non si vedono morti, case distrutte, il colore rosso del sangue ma montagne bianche ed eterne, soldati simili ad atleti che scalano vie impervie e, alla fine, grazie al loro valore vincono su tutto. Non illustra quindi la cronaca di una guerra ma ciò che la gente vorrebbe che accadesse. E’ un modo per rassicurare e convincere che, alla fine, tutto finirà bene, che “… la guerra è bella anche se fa male”. Gianni Oliva, come sempre,  ha regalato davvero una grande lezione di storia.

Giovanna Cravanzola

Partecipa alla discussione