Nella società della comunicazione, spesso ci sono malintesi reciproci. La nostra vita quotidiana ne è costellata e, a volte, determina anche la rottura di relazioni di diversa natura. Di more…
Nella società della comunicazione, spesso ci sono malintesi reciproci. La nostra vita quotidiana ne è costellata e, a volte, determina anche la rottura di relazioni di diversa natura. Di more…
“L’enigma dei due Papi. Uno sguardo sulla delicata situazione della Chiesa Cattolica contemporanea. Parte III. Benedetto XVI: Traditionis custos” è il titolo della terza videostoria che si è tenuta giovedì 23 Febbraio 2023 con il prof. Alberto Banaudi .
L’ iniziativa è stata promossa da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C. di S. Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo e more…
Prima videostoria del 2023 con il prof. Banaudi. Sì è tenuta il 26 gennaio 2023, il secondo appuntamento di un ciclo di incontri dedicato alla Chiesa cattolica attuale. Titolo dell’ incontro “L’enigma dei due Papi. Uno sguardo sulla delicata situazione della Chiesa Cattolica contemporanea. Parte II: La Chiesa e il mondo”. L’ iniziativa è promossa da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C. more…
Giovedì 27 ottobre 2022, sono ripresi gli incontri con il prof. Alberto Banaudi. L’iniziativa, inserita all’interno del percorso “Vecchie e nuove R-esistenze_Art. 3: uguali e diversi_3” è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano con Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Per l’anno in corso, il professore ha scelto di dedicarsi alla storia. La prima videostoria dal titolo “L’enigma dei due Papi. Uno sguardo sulla chiesa cattolica contemporanea” ha inaugurato un percorso impegnativo ma anche originale che verrà declinato anche nei prossimi mesi.
“La scelta di parlare di questo tema, parte da uno sguardo sulla delicata situazione delle chiesa more…
Finalmente, dal novembre 2019, sabato 28 maggio 2022 sono ripresi gli incontri filosofici al castello di Cisterna d’Asti. Per l’occasione, Alberto Banaudi e Franco Mattarella hanno discusso di “Inconscio e coscienza degli antichi greci”. L’incontro, inserito nel percorso“Vecchie e nuove R_esistenze:.. Ancora Riconnessioni_10”, è stato promosso da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C. di San Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.
Franco Mattarella, che ha aperto l’incontro, ha iniziato parlando dell’ inconscio come di ciò che ha permesso agli esseri viventi di sopravvivere specialmente nelle situazioni di pericolo nelle quali non c’era tempo di decidere ma anche oggi scegliamo allo stesso modo. more…
Proseguono gli incontri con il prof. Alberto Banaudi che, giovedì 28 aprile 2022 alle 18, è ritornato con una nuova videosofia dal titolo“Vedere dio. Miti greci relativi alla visione degli dei”. L’iniziativa è stata promossa da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C. di San Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Cosa significava, nel mondo greco, stare di fronte alle divinità? Vedere il divino, in tutte le culture, rappresentava qualcosa di particolare e, a volte, anche di pericoloso. Ciò che era sacro doveva essere tenuto separato per non essere contaminato e non doveva neppure interferire con le culture umane. Tutto ciò valeva anche per i greci? I popoli orientali avevano approccio diverso rispetto a loro. All’uomo biblico, l’effetto dell’incontro con Dio suscitava il timore. Chi vedeva Dio non poteva vedere Dio. Tutto ciò è stato un grande oggetto per tutte le religioni: da un lato la paura ma, dall’altro, la ricerca dell’ incontro. Ad esempio nell’Apocalisse, c’è la rivelazione di Dio. L’Apostolo Giovanni, esiliato sull’isola di Patmos, scrive un libro per tutti i dissidenti del mondo per dire loro che devono avere fiducia perché porta con sé la speranza che gli ha dato Gesù. Rivelare, dire svelare ma anche ri-velarlo (cioè velarlo) di nuovo. Dio non si può mai vedere fino in more…
“TESEO E IL MINOTAURO. IL MITO DEL LABIRINTO”
Una nuova videosofia per parlare del mito quello che si è svolto in videoconferenza giovedì 17 marzo 2022 con il prof. Alberto Banaudi giovedì 17 marzo 2022. Questa volta si è parlato di “Teseo e Minotauro. Il mito del labirinto”. L’iniziativa, inserita nel percorso “Vecchie e nuove R-esistenze: - Ancora riconnessioni_8″ è stata promossa da Polo Cittattiva per l’ Asti- giano e l’ Albese – I.C di S. Damiano, Museo di Cisterna, Israt, Associazione “Franco Casetta” con Fra production spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.
Teseo ed Eracle rappresentavano i prosecutori dell’opera ordinatrice di Zeus basata sulla giustizia che, però, era perfetta ma more…
Dopo aver trattato di mitoterapia, teatro greco e di molto altro ancora, il prof. Alberto Banaudi è tornato venerdì 11 febbraio 2022 con una nuova videosofia dal titolo “Orfeo il mito del poeta”. L’iniziativa è stata promossa da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C di S. Damiano, Museo di Cisterna, Israt, Associazione “Franco Casetta” con Fra production spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.
Il mito di Orfeo risale al VI secolo a.C. ma, probabilmente, è molto più antico. Era il figlio della musa Calliope (che significa ‘bella more…
Sabato 20 novembre 2021 sono riprese gli incontri con il prof. Alberto Banaudi con la nuova videosofia dal titolo “La musica impossibile. Orfeo, Ulisse e le sirene”. L’iniziativa, inserita all’interno del percorso “Vecchie e nuove R-esistenze:… ancora Riconnessioni_4”, è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’ Albese - I.C. di San Damiano con Museo di Cisterna, Fra Production Spa, Lib. “Il Pellicano”, Aimc di Asti e, nell’ambito dell’iniziativa #bottiglieperlacultura, con Cantine Povero distribuzione srl, Azienda agricola Vincenzo Bossotti. Azienda Agricola Cà di Tulin.
“Da tempo – ha detto in apertura il prof. Banaudi - mi sono appassionato al tema della musica nella mitologia greca e, soprattutto, a quello della ‘musica impossibile’, quella che non si può udire ma che sa compiere cose straordinarie anche se, alla fine, dichiara la sua impotenza”. La grecità ha sempre fatto i conti con i limiti e la pericolosità della musica. In alcuni racconti si ravvisa questo sentimento di perplessità. Innanzitutto è necessario chiarire la differenza tra musica apollinea e musica dionisiaca. La prima si eseguiva con la lira, era discreta e poteva essere accompagnata dal canto. Era considerata pedagogica e catartica. La musica dionisiaca, invece, utilizzava i tamburi e una sorta di flauto. Era indefinita, molto pervasiva e poteva produrre ipnosi. Era ritenuta pericolosa. Ad Atene, ad esempio, si squalificava come musica che andava bene per i ragazzi tebani (che si trovava in Beozia ed erano considerati non particolarmente intelligenti) ma non per quelli ateniesi. Il mito racconta che Hermes inventò la lira da un guscio di tartaruga e, dopo, la regalò ad Apollo. Un’ invenzione di primaria importanza, dove la tecnica è vista come prodotto della cultura umana. Il flauto, invece, si riteneva fosse stato inventato da Atena che lo gettò come oggetto nefasto. Venne però trovato dal satiro Marsia che iniziò a suonarlo, imparò a farlo benissimo e gli piacque molto. Arrivò a sfidare Apollo in una gara di musica. Nella prima fase, quando era presente solo la musica, vinse il flauto. Successivamente, però, ebbe la meglio la lira perchè con essa la voce veniva valorizzata. Infatti Apollo cantò. Alla fine, Marsia fu sconfitto e Apollo lo fece scorticare vivo. La musica dionisiaca è tale perchè irrazionale ed era gradita, ad esempio, alle baccanti. La musica apollinea, invece, era gradita ai pitagorici. Nietzsche ne “La nascita della tragedia”, intendeva proprio questo: la parte apollinea è quella delle parole, della trama, del ragionamento mentre quella dionisiaca è musica, danza, componimenti irrazionali dalla vita dell’ uomo. La tragedia è proprio questo: in un una trama ordinata, guardare il fondo dionisiaco delle cose. Orfeo, con la musica, vuole distruggere la morte. Si tratta del mito più antico dell’epica greca, inserito nel viaggio degli argonauti. La nave degli Argonauti è stata la prima a solcare i mari. Giasone doveva recuperare un vello d’oro. La musica dava un ritmo ai marinai e risolveva le insidie tra le quali quello delle Sirene. Le Sirene non avevano un canto preciso ma si parlava di voce. Erano figure mitologiche simili alle Arpie però avevano voce bellissima, quasi come quella delle Muse pur senza averne le parole. Gli Argonauti non erano stati avvisati come aveva fatto Circe con Ulisse e stavano per fermarsi. Il pericolo era quello di perdersi sulle strade del mondo e di concludere il viaggio. Orfeo capì cosa fare andò a prua, suonando la lira e cantando. Un ritmo sonoro e veloce, una contromusica per non sentire la voce delle sirene e vinse la sfida. Le sirene sconfitte non poterono far altro che morire inabissandosi nel mare. Apollonio Rodio, però, non racconta della morte Sirene e non lo fa perchè si ritrovano successivamente nel viaggio di Ulisse. Dice soltanto che Orfeo le sconfisse.
Ulisse ci racconta un canto delle sirene articolato anche in parole. È l’unico umano sopravvissuto ad aver sentito quel canto e, nel contesto dell’Odissea, questo significa molto. Le Sirene lo adulano, hanno una voce meravigliosa e lo invitano dicendogli che gli canteranno la storia della Guerra di Troia, un’Iliade a sua misura, solo per compiacerlo. Ulisse, così, si sente protagonista. Le Sirene, quindi, adulano gli uomini che cantano il mito di noi stessi che ci vede eroi di imprese mirabolanti ed è il senso stesso della vita di ciascuno che, nello stesso momento, arriva alla meta. Però un eroe che ascolta un canto celebrativo mentre è ancora vivo, è un’aberrazione. É come un uomo proclamato santo da vivo. Se si fosse fermato, il suo nome sarebbe scomparso per sempre. Sarebbe finito come Narciso, inabissandosi nel nulla. Ulisse resiste grazie alla tecnica e alla razionalità. Gli propongono il canto della sua gloria ma, negli inferi, aveva incontrato Achille e aveva cambiato il suo modo di pensare. L’eroe, infatti, gli aveva detto che avrebbe preferito essere vivo piuttosto che essere un eroe morto. Per questo Achille invita Ulisse a lasciar perdere il mito, la gloria e di tornare a casa. Quindi, tutti quelli che gli offrono doni per evitarne il ritorno, in realtà vogliono allontanarlo dalla vita. L’Odissea è il poema maturo dell’umano, uno splendido romanzo della vita come ritorno all’umanità.
Ascoltare il canto di noi stessi è pericolosissimo e le Sirene sono muse di morte. Successivamente, Ulisse ascolta il canto di se stesso da Demodoco, l’aedo dei Feaci, in un contesto umano, grazie a questa sorta di sacerdote che ricevuto il dono del canto dalle Muse e può mediare tra gli dei e gli uomini. Ulisse piange, non sente il racconto della sua gloria ma la narrazione della notte della presa di Troia che è di morte e di strage. Viene messo di fronte alle conseguenze delle sue azioni: le peripezie lo hanno reso fragile e sensibile al dolore ma anche capace di capire quello inflitto agli altri. Diventa empatico e piange come le sue vittime. Per questo il canto di Demodoco è diverso da quello delle sirene. Non tutti, però, possono ascoltare questo canto che proviene dalle Muse attraverso l’aedo e, assolutamente, non da false muse come le Sirene.
Giovanna Cravanzola
Venerdì 18 giugno 2021 alle 18, si è tenuta l’ ultima videosofia con il prof. Alberto Banaudi per l’a.s. 2020/21. Titolo dell’ incontro “I miti dell’amore”. L’iniziativa è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Museo di Cisterna, Fra production, Lib. “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Il prof. Banaudi, in piena pandemia, ha inaugurato nell’aprile 2020 il ciclo delle videosofie che, da allora, stanno riscuotendo grande successo. L’appuntamento ha concluso il ciclo di conferenze sul tema dei miti dell’amore nell’antichità classica. Il mito di Amore e Psiche (che significa sia anima che farfalla) è uno dei più belli. Psiche era la bellissima figlia di un re, la più bella di tre sorelle. Era così bella che la sua fama era diffusa ovunque e moltissimi principi volevano sposarla ma erano scoraggiati dalla sua avvenenza. Così ne parlavano come se fosse una dea da venerare, trattandola, cioè, come se fosse la dea Venere che si adirò sentendosi usurpata da un’umana. Così la punì: si sarebbe innamorarata di un essere mostruoso. Per far questo, mandò suo figlio Amore che doveva colpirla con una freccia per compiere la maledizione. Però, per sbaglio, la freccia lo colpì ad un piede e Amore si innamorò perdutamente della ragazza. La portò via con sè in un palazzo dove stabilì che potessero incontrarsi solo di notte al buio, in un matrimonio segreto, per difendersi dalle ire della madre. Psiche, però, si sentiva sola e voleva incontrare almeno le sorelle. Amore more…