Martedì, 28 Aprile 2015 | Scritto da: didattica

GIANNI OLIVA TORNA AL CASTELLO DI CISTERNA D’ASTI PER RACCONTARE IL MISTERO DEL TESORO DI DONGO

25^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘14/’15

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Sono trascorsi sette decenni dal termine del secondo conflitto mondiale ma non si può ancora ritenere che su questo capitolo della storia sia già stato scritto tutto. Rimangono ancora zone d’ombra come il caso dell’oro di Dongo. Lo storico Gianni Oliva, nel suo ultimo lavoro “Il tesoro dei vinti. Il mistero dell’ oro di Dongo” (ed. Mondadori), ha ricostruito proprio queste vicende. Il libro è stato presentato venerdì 8 maggio 2015 alle 21,00 presso il Castello di Cisterna d’Asti. L’ incontro era inserito nel calendario delle Iniziative per la Celebrazione del 70° della Liberazione  e  della Battaglia di Cisterna/S. Stefano Roero, organizzati dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese (I.C. di San Damiano d’Asti), il Museo Arti e Mestieri di Cisterna d’Asti, l’ Israt e l’Associazione “Franco Casetta” di Canale. Tiziana Mo ha portato i saluti degli organizzatori. Ha preso poi la parola Sara Mirra che ha introdotto la serata insieme a Mario Renosio, direttore dell’Israt. La Mirra ha sottolineato come, ancora una volta, Gianni Oliva abbia proposto un libro su argomenti scomodi soprattutto per un Paese come l’Italia che non ha ancora fatto i conti con il suo passato. “Il tesoro dei vinti” coniuga una costruzione narrativa gradevole insieme ad un’analisi storica rigorosa, proponendo un’ operazione profonda e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Il periodo narrato è quello della fine della guerra dove, in un clima effervescente, si intrecciano sospetti e tradimenti all’interno di un’atmosfera esasperata. Dello stesso avviso Mario Renosio che, del libro, ha evidenziato, il pregio della facile lettura e di una rigorosa ricostruzione del fatti. Il titolo e il sottotitolo sono accattivanti anche se rappresentano solo una parte dei suoi contenuti. Riprende una serie di altri lavori realizzati da Oliva che, già nel 1967, ha avuto il coraggio di pubblicare un libro sulla Repubblica di Salò. Ne  “Il tesoro dei vinti” emergono chiaramente tre tipi diversi di conflitto: quello di classe, di liberazione ma anche quello civile. Circostanze, quindi, che è necessario conoscere in modo approfondito e non solo per singoli episodi. Tutta la prima parte del volume affronta il tema degli ultimi giorni del fascismo con la fuga verso il nord. Una ricostruzione puntuale basata su fonti diverse e sulle testimonianze dei protagonisti. Oliva ne confronta le versioni ed evidenzia le incongruenze e le contraddizioni. L’introduzione corposa è un valido strumento per comprendere il nucleo del testo che affronta la vicenda della sparizione del tesoro. L’ultima parte del volume, invece, lascia l’amaro in bocca perché, come altre vicende di questa guerra, il mistero non trova soluzioni e colpevoli. Emerge, in modo evidente, che la data del 25 aprile è assolutamente simbolica perché, per molti giorni, parecchi territori si trovarono in pieno conflitto. Tutto ciò fa comprendere meglio i rigurgiti di violenza che ferirono ancora  il nostro Paese. Gianni Oliva, ha cominciato il suo intervento proprio con una riflessione su questa data. Infatti, essendo anche una guerra di tipo civile, il 25 aprile non determinò la resa delle armi. L’esercito tedesco firmò la resa solo il 2 maggio ’45, i fascisti di Salò facevano capo a Mussolini e Pavolini ma, in realtà, erano allo sbando. Invece le formazioni partigiane, molteplici e con orientamento politico molto diverso, avevano come denominatore comune la fine della guerra e la liberazione del Paese. Bisogna poi tenere conto anche della presenza degli anglo-americani. Per questo, la fine della guerra si prolunga: il nemico non è solo lo straniero tedesco ma è soprattutto il traditore fascista e italiano per il quale non è previsto un posto nel nuovo ordinamento politico che si sta delineando. In questo quadro di incertezza, si scrivono gli ultimi giorni di Mussolini, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi fascisti. Mussolini, convocato in arcivescovado a Milano insieme ai vertici del Comitato di Liberazione Nazione dell’Alta Italia, vorrebbe trattare la resa per avere in cambio un salvacondotto. I dirigenti della Resistenza prendono tempo. Intanto Mussolini si reca a Como e Pavolini lo convince che c’è ancora spazio per allontanare la capitolazione. Ma Mussolini, che apprende della presenza di partigiani nella zona, decide di andare verso nord dove, alla fine, si ricongiunge con i suoi. Insieme a lui ci sono anche Claretta Petacci, i gerarchi e le loro famiglie. Nessuno di loro conosce gli esiti della guerra in quel momento. Vogliono allontanarsi da Milano ma non sanno che direzione prendere: Svizzera, Trentino, Germania, Valtellina… Nel frattempo si è perso molto tempo. Dopo aver valutato l’idea della Valtellina, Mussolini decide di recarsi in Svizzera. Il mattino del 27 aprile una colonna di automezzi lunga un chilometro, si dirige verso nord. Al gruppo si sono uniti dei soldati tedeschi. La strada è stretta e impervia. A Musso vengono bloccati da un posto di blocco. Sono dei partigiani. Tutti i componenti della formazione, comandante compreso, sono giovanissimi e non riconoscono i gerarchi e, soprattutto, non hanno motivo di credere che nel gruppo si nasconda Mussolini. I soldati tedeschi chiedono di passare per tornare in patria. Alla fine, i partigiani decidono di fermare solo gli italiani. Allora, convinto da Claretta, Mussolini cerca di mimetizzarsi fra i tedeschi ma viene scoperto ed arrestato. Intanto comincia ad arrivare una folla di persone dai paesi vicini e, a poco a poco, si scopre che si sta trasportando anche un tesoro che, ancora oggi, non si sa bene a quanto ammontasse. Sicuramente è una vera e propria fortuna che, oggi, risanerebbe  bilanci di molti Stati sull’orlo della bancarotta (si parlò di otto miliardi di lire del tempo): oro, le fedi delle donne italiane, gioielli, contanti, pellicce, titoli di Stato… Sono le ricchezze personali dei gerarchi ma, soprattutto, quelle delle casse dei vari ministeri della Repubblica di Salò. Intanto i partigiani portano tutti a Dongo. Anche Il tesoro  viene portato nel Municipio di Dongo. Però gran parte di quella ricchezza sparisce nelle tasche della popolazione e si creano improvvise fortune. Durante il processo, celebrato ben 12 anni dopo i fatti, arriveranno lettere anonime con nomi e accuse ma non emergeranno mai le responsabilità personali perché l’omertà avrà la meglio. Intanto Mussolini viene spostato in una cascina a Bonzanigo insieme alla Petacci che convince i partigiani a portarla con lui. La mattina dopo, verranno fucilati insieme ad altri perché le formazioni garibaldine temono che gli americani vogliano giudicare il Duce togliendo valore alla lotta di liberazione partigiana. Più tardi, i corpi verranno esposti e linciati dalla folla  a Milano in Piazza Loreto dove, un anno prima, erano stati uccisi dei partigiani per mano fascista. Il corpo del Duce, effigie di forza e potenza, viene deturpato in una crudele legge del contrappasso. Non è ancora il tempo della riconciliazione, la folla esasperata ricorda lutti ed umiliazioni sofferti negli anni ultimi anni. Cosa è successo intanto al tesoro? Due partigiani, Neri e Gianna, compagni di lotta  e nella vita, vengono incaricati di farne l’inventario e, insieme ad altri, lo consegneranno successivamente alla Federazione Comunista di Como pensando ad una successiva consegna allo Stato. Invece tutto sparisce. Il primo ad accorgersene è Neri che, proprio per questo, viene ucciso il 7 maggio 1945. Segue la morte violenta di Gianna che continua a fare domande insistenti. Ma non basta: viene uccisa anche la sua amica e il padre di quest’ultima. Una catena di delitti macchia questa vicenda cui, come già detto, seguirà un processo nel 1957 che verrà spostato di sede in sede, che porterà ad altre morti e che, soprattutto, non darà nessun esito. Una pagina davvero triste della nostra storia che Gianni Oliva ha saputo raccontare con chiarezza portando prove e documenti, per comprendere ma anche per ricordare e riabilitare le figure dei partigiani Gianna e Neri il cui onore è stato offeso per troppo tempo.

Il prossimo incontro del Polo Cittattiva si terrà domenica 24 maggio 2015 alle ore 17,00 presso il Castello di Cisterna d’Asti. Giovanni Tesio presenterà il suo libro “Parole essenziali”. Introdurrà il pomeriggio Silvano Valsania.

Giovanna Cravanzola


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