Mercoledì, 23 Settembre 2020 | Scritto da: didattica

ALDO, VILLA GIULIA E IL FASCISMO”

LA GIOVINEZZA DI ALDO LISCIA ALL’EPOCA DELLE LEGGI RAZZIALI


Dopo aver lungamente rimandato, causa pandemia, domenica 4 ottobre 2020, alle 17 al Castello di Cisterna, si è tenuto l’incontro “Aldo, Villa Giulia e il fascismo” con Aldo Liscia e Nicoletta Fasano (Israt). L’iniziativa è stata promossa dal Polo cittattiva astigiano albese – I.C. di S. Damiano e Museo di Cisterna con Fra production spa, Israt, Fondazione CdF, Associazione “F. Casetta” e Aimc Asti.

Il Castello di Cisterna – ha detto la dott.ssa Fasano – è un un luogo di storie diverse che meritano di essere raccontate proprio come quella di Aldo Liscia”. Gli ebrei, 80 anni fa, sono passati da italiani a schedati. Già prima, però, i messaggi del regime erano chiarissimi e facevano parte del progetto razzista di una nuova società. Il dott.Aldo Liscia, classe 1921, ha la freschezza di un ragazzo mentre, attraverso le sue lucide parole, racconta le tappe della sua vita partendo dalla sua città di origine, Livorno. Quest’ultima, nei secoli scorsi, crebbe e conobbe anni di splendore proprio grazie alla decisione di accogliere gli ebrei cacciati dalla Spagna e dal Portogallo. Intorno al 1500/1600, la città ospitava diverse confessioni religiose che convivevano nel rispetto reciproco. La vita di Aldo e della sua famiglia è felice e priva di preoccupazioni fino all’ estate del ‘38. La promulgazione delle Leggi razziali cambia il corso delle cose. Improvvisamente, gli viene impedito di continuare gli studi. Dovrebbe frequentare l’ultimo anno del liceo per diplomarsi e iscriversi, forse, alla facoltà di medicina come i suoi fratelli. È incomprensibile provare a capacitarsi di quanto sta accadendo ed è impossibile per un ragazzo che, fino al giorno prima, viveva spensierato, inconsapevole delle notizie apparse sui giornali da qualche tempo. Invece, per proseguire gli studi, è costretto a traferirsi in Francia con la madre e, successivamente, a fuggire in Svizzera dove, con fatica, si mantiene dedicandosi a lavori umili. La sua storia, però, si intreccia con quella della famiglia Ciano. I Liscia, infatti, sono proprietari della magnifica Villa Giulia che, con le minacce, verrà venduta proprio alla famiglia Ciano. Qui Edda e Galeazzo risiederanno per qualche tempo. Successivamente, grazie alla testimonianza di persone presenti all’atto di cessione delle casa a causa delle intimidazioni, tornerà di proprietà dei Liscia ma quasi completamente distrutta. Ci vorranno anni di lavoro e numerosi investimenti per riportarla agli antichi splendori.

Il racconto di Aldo Liscia, alla vigilia dei suoi 100 anni, è carico di intensità e nitidezza.

Le sue parole cavalcano gli anni e la storia, permettono di vedere luoghi e quasi di sentire il rumore delle onde del mare. Regala attimi della sua vita Aldo, torna indietro indietro di anni ma, forse, il suo racconto definisce un tempo che per lui, è ancora vivo e presente.

A torto, alcuni ritengono che della Shoah sia sufficiente il racconto delle vicende di chi ha subito l’orrore dei campi di concentramento. In realtà, esistono anche storie come quelle di chi, fortunatamente, è riuscito a sopravvivere ritrovando i propri affetti.

Queste vicende sono tante, preferiamo spesso non conoscerle ma devono interrogarci e farci riflettere.

Per quale motivo un ragazzo di 17 anni, improvvisamente, deve abbandonare gli studi, la sua casa e i suoi affetti?

Per quale motivo un uomo onesto deve regalare la sua casa?

Per quale motivo i componenti di un’intera famiglia si trovano per anni a non avere notizie gli uni degli altri, patendo angosce e dolore per chi, poi, non ritorna più?

Un’ingiustizia di Stato. Il nostro.

Le storie come quelle di Aldo ci devono porre di fronte a queste domande, ricordarci chi siamo stati, che leggi dello Stato italiano hanno causato dolore e sofferenza a parte del suo popolo mentre un’altra buona parte acconssentiva, ci guadagnava o era indifferente.

Non solo, la storia di Aldo Liscia ricorda quella dei migranti, umiliati, offesi, isolati.

La gente dimentica cos’è stato il fascismo. Meglio una brutta democrazia che un’ ottima dittatura”.

Parole sagge di un uomo che ha attraversato il secolo scorso, ha conosciuto il dopoguerra, ha lavorato nell’ ambito dell’ energia atomica… un uomo che ci ha dato modo di riflettere, di ricordare ma anche di sperare nel futuro e in tutto ciò che di bello, nonostante la situazione attuale, c’è ancora ad aspettarci. Grazie Aldo!

Giovanna Cravanzola

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