Martedì, 23 Agosto 2022 | Scritto da: didattica


Poche parole, spesso scarne e asciutte, sono capaci di raccontare un territorio e la sua gente. Il diario di Matteo Bonino, viticoltore vissuto in fraz. Riassolo di Vezza tra fine ‘800 e inizio ‘900, è proprio questo. A partire dal manoscritto messo a disposizione da un discendente, Cristina Quaranta è riuscita, grazie alle sue ricerche archivistiche, a risalire agli antenati della famiglia ma anche al racconto di un’epoca. Il libro, dal titolo“Il vignaiuolo. Stralci di vita 1893 – 1938”, è stato presentato venerdì 16 settembre al Castello di Cisterna d’Asti. Cristina Quaranta ne ha discusso con Roberto Savoiardo. L’ incontro è stato organizzato da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. S. Damiano, Museo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano”, Aimc di Asti e rientra nel percorso “Vecchie e nuove R-Esistenze – Art. 3: uguali e diversi”. L’iniziativa è stato il primo appuntamenti per il 20° Anniversario del Cisterna d’Asti doc. Come ha sottolineato Roberto Savoiardo in apertura, si tratta di un lavoro importante per l’originalità, il contesto ampio di cui racconta e l’attenzione per la ricerca di altri documenti capaci di ricostruire la storia. “Ho trovato molto interessante la storia di questo personaggio che acquista un quadernino appositamente per appuntare i suoi pensieri e che trova il tempo per scrivere nonostante la fatica. Non è stato sufficiente leggerlo una volta. Così, oltre a riprenderlo, ho ricostruito l’albero genealogico della famiglia fino alla metà del ‘600 tramite l’archivio parrocchiale. Si tratta di una famiglia di possidenti ben radicata sul territorio e molto unita. Matteo si occupa delle uve, del frutteto e anche del mais mentre i bachi da seta sono di pertinenza femminile. Non si tratta di un vero e proprio diario ma è una raccolta consapevole di scritti che segnano il percorso dell’autore. È un uomo ottimista perché sa che la sua famiglia progredirà e, per questo, cerca di “rabastarsi” nella certezza che servirà” ha detto la Quaranta. “Chi ha la capacità di cercare negli scarni testi contadini, recupera e vive i sentimenti che trova nei documenti. Chi erano gli altri componenti della famiglia?” ha chiesto Savoiardo.

Le donne vivevano da parte. All’inizio del diario, c’è scritto che il fratello muore e Matteo ha bisogno di trovare una compagna. Gli amori di campagna, a volte, erano più spontanei di quelli cittadini. Se non amore, c’era affetto perché maggiori erano le occasioni per conoscersi. Giovanna è la moglie, dice poco di lei. Però è presente, si occupa della gestione della casa mentre il marito risponde ai bisogni della famiglia. Sono andati persi gli atti notarili dei contratti di matrimonio dei figli ma compra un “fardel” di un certo livello per una figlia. Annota gli eventi ma i matrimoni non rientrano nel suo mondo del lavoro di cui le donne non fanno parte”.

Non solo, nel libro si parla di meteo che può fare la fortuna o la disgrazia per un contadino. Le nevicate lo rallegrano mentre le piogge lo divertono meno. In ogni caso c’è un rapporto paritario tra uomo e natura. Si evince che la famiglia può contare su un’ alimentazione ricca, variegata e che ha la possibilità di affrontare le stagioni con un abbigliamento adeguato e che viene anche rinnovato. Si evidenzia la storia imprenditoriale e, tra le righe, si sente che tutto era pensato anche in funzione sociale perché il miglioramento di una famiglia poteva determinare anche quello del territorio.

La pubblicazione è stata fortemente voluta dal bisnipote di Matteo, Bruno Bonino volontario presso la Collina degli Elfi di Govone e tutto il ricavato della vendita verrà devoluto all’associazione.

Giovanna Cravanzola

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