Sabato, 2 Giugno 2012 | Scritto da: didattica

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BARBARI

INCIVILI O CULTURE DIVERSE ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’

19^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE

Una tiepida sera d’estate ha accompagnato l’ ultimo incontro organizzato dal Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’Albese, per l’anno scolastico in corso, in collaborazione con il Museo Arti e Mestieri di un Tempo. Alberto Banaudi ha ancora una volta dato il benvenuto al prof. Alessandro Barbero che, al suo terzo incontro, ormai può considerarsi un amico del Polo Cittattiva e del Museo di Cisterna d’Asti. Dopo le lezioni sui protagonisti del Risorgimento e la Storia del Piemonte, la serata è stata dedicata ad un tema che, nel corso dei secoli, è stato presentato dagli storici spesso in modo unilaterale e poco obiettivo: il mondo dei barbari al quale il prof. Barbero ha dedicato dei saggi affrontando l’argomento, come ha sottolineato Banaudi, in modo affatto scontato. Proprio questi libri trattano delle progressive infiltrazioni di barbari nell’impero e che, a detta di molti, furono la causa della sua decadenza.

Ma è andata proprio così?

Un tema mai come oggi alla moda di fronte al flusso enorme di genti che arrivano in quella che considerano la nuova Terra Promessa dove poter vedere finalmente rispettati i propri diritti di uomini. A fronte di questa riflessione -  come ha evidenziato il prof. Barbero – forse potrebbe nascere spontanea la sensazione di paragonarci ai Romani di quell’epoca.

Ma chi erano davvero questi barbari? I libri di storia, nella maggior parte dei casi, ce li hanno sempre descritti come dei selvaggi rozzi  e incivili la cui massima aspirazione era quella di distruggere e bruciare ogni cosa. In realtà le cose non stanno proprio così perché, con questo termine, vengono accomunate popolazioni con storia, cultura e tradizioni anche molto diverse tra di loro.

I primi che coniarono questo termine furono i Greci al termine delle vittoriose guerre contro i Persiani per designare tutti coloro che erano stranieri  e che, a loro avviso, erano inferiori da qualsiasi punto di vista. Gli stranieri, a loro avviso, mai avrebbero potuto aspirare ad avere gli stessi diritti degli indigeni perché, appunto, erano considerati inferiori anche quando erano liberi. Gli stessi Romani, utilizzando questo metro, appartenevano ad un popolo rozzo e incivile proveniente da ovest. Non solo continuarono ad essere considerati tali – per molto tempo - anche quando conquistarono la penisola greca.

I romani, da parte loro, ammiravano la cultura greca e ne erano affascinati a tal punto da concedere privilegi diversi agli abitanti della Grecia riconoscendone la libertà ed anche una certa indipendenza. A questo punto furono considerati  barbari tutti coloro che non appartenevano alla cultura greco-romana.

Da parte loro, però, i Romani non avevano pregiudizi nei confronti dei barbari che, in realtà, potevano aspirare a diventare cittadini a prescindere dal luogo di provenienza. Anzi, quelli che spesso si continua a definire barbari entrarono spesso nelle fila dell’esercito come ausiliari, furono sovente le braccia che lavorarono le terre dell’ Impero quando si verificò la carenza di braccianti mietuti da epidemie o altri eventi.

Anzi, già prima dell’ Editto di Caracalla del 212 d.C. – che la concesse a tutti gli abitanti dell’ Impero – spesso la cittadinanza fu concessa ad intere regioni ed anzi i nuovi cittadini, oltre al proprio, acquisivano anche il nome dell’ Imperatore che aveva concesso loro questo enorme privilegio.

Infatti proprio di questo si trattava: un privilegio davvero grande al quale molti aspiravano perché garantiva condizioni di vita sicuramente migliori e la prospettiva di un futuro. Ovviamente i Romani uccisero, sterminarono, deportarono intere popolazioni a seconda delle loro esigenze ma mai per pregiudizi razziali.

Ma allora perché, se le cose andarono veramente così, l’Impero o, meglio, quello d’Occidente, fu segnato dalla decadenza? La ragione è imputabile alla corruzione dei singoli ed alla cattiva gestione degli ingressi delle popolazioni stremate che premevano ai confini.

Avrebbero potuto entrare, nelle terre sconfinate che aveva a disposizione l’ Impero, in modo pacifico come alleati ma, a causa della miopia e della sete inarrestabile di ricchezze di molti ufficiali romani, lo fecero estenuate, cariche di rancore e ferocia, avendo compreso di essere state tradite e sfruttate.

Una storia che, per molti versi, non ha età e che ci dovrebbe far riflettere sul fatto che, ancora oggi, i diritti per molti uomini sono un miraggio mentre, al contrario, sono prerogative, e non concessioni, che spettano a tutti. Quelle genti, spesso ritenute semplicemente selvagge, alla fine, erano solo composte uomini alla ricerca della propria libertà, del proprio futuro e, per secoli, avevano contribuito a fare grande un Impero che aveva anche saputo accogliere traendone dei benefici.

Una serata per meditare sul fatto che barbaro, straniero… sono solo definizioni, punti di vista e che, prima o poi, tutti possiamo essere definiti in questo modo da qualche altro popolo che, in quel momento, si ritiene superiore.

Con questa considerazione si è concluso il ciclo di appuntamenti organizzati per l’anno scolastico 2011 – 2012 per l’inaugurazione del Bosco della Costituzione di Cisterna d’Asti e dedicati al tema  libertà.

Una sfida partita nell’a.s. 2008/2009 e che, nel corso degli anni, è andata crescendo grazie alla partecipazione sempre più numerosa da parte di un pubblico formato, per la maggior parte, da non addetti ai lavori. Proprio questo è ciò che caratterizza le iniziative del Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese e che è stata premiata nel corso degli anni anche grazie a tutti coloro che hanno accettato di partecipare con i loro interventi.

Circa 2500 persone hanno preso parte alle varie iniziative promosse dal Polo per l’anno scolastico in corso (incontri, progetto “Adotta un gelso”… ), un risultato che incoraggia gli organizzatori a proseguire nonostante le ristrettezze economiche dovute alla crisi in corso.

Giovanna Cravanzola

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