Mercoledì, 19 Marzo 2014 | Scritto da: didattica

12^ INCONTRO POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘13/’14

CLICCARE PER SCARICARE LA REGISTRAZIONE DELLA SERATA:

http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/cerrato_mar14.mp3

Un periodo frizzante, carico dei semi di un futuro imminente: questa è la “Beat generation”. Sovente ridotta solo al fenomeno musicale beat - rappresentato nell’immaginario collettivo dall’icona Beatles - in realtà fu un movimento culturale a 360° che interessò la letteratura, l’arte, la musica, la moda, la visione politica del mondo, la società in generale e molto, molto altro ancora. Si sviluppò tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.

Sandro Cerrato, che da anni collabora con il Polo Cittattiva, ne ha tracciato il ritratto e, con la spiccata capacità chiarificatrice che da sempre lo contraddistingue, ha saputo coinvolgere tutti i presenti, traghettandoli in quel periodo unico. La serata, inframezzata da brani, video e canzoni, è stata un vero e proprio salto all’indietro, ricco di spunti per comprendere anche la società attuale. L’incontro si è tenuto venerdì 28 marzo 2014 alle ore 21,00 presso il Museo Arti e Mestieri di Cisterna d’Asti. L’iniziativa è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I. C. di San Damiano d’Asti in collaborazione con il Museo Arti e Mestieri di un Tempo e al Comune di Cisterna d’Asti.

Quello che si può definire come un vero e proprio tumulto culturale, prese l’avvio, intorno al 1947 negli Stati Uniti. La Seconda Guerra Mondiale si era appena conclusa e già ne stava cominciando un’altra: quella in Corea. Alcuni giovani, delusi da questa deriva guerrafondaia, iniziarono a criticare la crescita la corsa agli armamenti ma anche l’opulenza sfrenata di quel tipo di società capitalista, proponendo un nuovo modo di essere. Lawrence Ferlinghetti, oggi novantenne, fu capace di trasformare la sua libreria a San Francisco, la City Lights, nel punto d’ incontro e di aggregazione creativa dei maggiori esponenti di tutto ciò, ad esempio Allen Ginsberg e Jack Kerouac. La filosofia di questo movimento propone una vita fuori dagli schemi e il distacco dalla vita borghese attraverso un viaggio, fisico e mentale, che porti alla beatitudine (beatitude) e alla purificazione dai mali del mondo come l’arricchimento. Il termine beat deriva proprio da questo e significa anche vita libera e consapevole in ogni istante. È coniato nel 1947 ma è solo nel 1952, anno di pubblicazione del libro Go di Holmes, che si diffonde nel mondo. La strada è l’icona di questa filosofia perché si percorre da un luogo a un altro e, pertanto, determina sia conoscenza sia liberazione. Citando il giornalista Terzani, ciò che conta non è la meta ma il viaggio in sé con tutte le sue sfumature. La vita deve essere vissuta sempre con intensità e il film “L’attimo fuggente”, rappresenta questa prospettiva secondo la quale bisogna avere la consapevolezza dell’istante e avere la capacità di rendere straordinario ogni attimo della propria esistenza. Solo in questo modo, secondo Kerouac, è possibile essere beat, cioè beato. Per far questo è necessario uscire da se stessi e far tesoro di qualcosa che è più preziosa dell’oro: le vibrazioni che provengono dalla capacità di vivere per come si è realmente. Ginsberg, ad esempio, voleva modificare le leggi che avevano oppresso l’uomo. L’unica speranza dalla delusione provocata da tutto questo e dai valori tradizionali, è la liberazione che si raggiunge attraverso la scoperta della propria identità personale. Per buona parte della società del tempo, il termine beat assume anche in significati di beaten cioè sconfitto. Proprio questi sbandati cercano il superamento di tutti questi ostacoli attraverso lo zen, il jazz ma Borroughs (1914/1997) indicò anche le droghe come via d’uscita. Altri, invece, proposero l’abuso di alcool e la libertà sessuale. Molti, nel giro di pochi anni, bruciarono negli eccessi così le proprie esistenze.

Come si è già detto, nel movimento beat si fusero letteratura, arte visiva, musica… dove, accanto a gruppi si imposero sulla scena mondiale anche singoli artisti. Il tutto sfociò, alla fine degli anni ’70, nel movimento dei figli dei fiori.

Molti accusarono la beat generation di aver formulato molte domande ma di non essere stata in grado di formulare le risposte capaci di cambiare il mondo. In Italia gli autori della beat generation arrivarono grazie alla traduzione dall’inglese di Fernanda Pivano e, anche qui, determinarono un cambiamento epocale. E proprio Fernanda Pivano, voce fuori dal coro, parlando di quei ragazzi affermò: ”Benedetti ragazzi, hanno cambiato il mondo!”.

Il prossimo incontro, organizzato in collaborazione con l’Israt e l’Associazione Franco Casetta di Canale, si terrà venerdì 4 aprile 2014 alle 21,00 presso il Castello di Cisterna d’Asti. Sarà presentato il libro “Vento di guerra sulle Langhe. Lotta partigiana 1943 1945”, ed. Araba Fenice di Adriano Balbo, Renato Grimaldi e Antonella Saracco. C’è molto Fenoglio in queste pagine e c’è molto di questo libro nei romanzi di Fenoglio. La corsa affannosa sull’erta di una ripa scoscesa inseguiti dalle pallottole fino a quando arriva quella giusta, che ti spegne per sempre preghiere e imprecazioni; le esecuzioni dei partigiani e l’uccisione delle spie fasciste; un confronto serrato con le categorie ultime della vita e della morte. In Fenoglio la morte è al centro della vita della banda partigiana; in questo libro è invece la voglia di vivere che segna in modo inconfondibile la lotta partigiana. Una dimensione esistenziale in cui la civiltà contadina si mette alla prova e lascia emergere tutte le sue risorse, le sue astuzie, la sua forza. Saranno presenti due degli autori: Antonella Saracco (professore a contratto presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino, è autrice di alcune pubblicazioni) e Renato Grimaldi (Preside della la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino). Introdurrà l’incontro Mario Renosio dell’Israt.

Giovanna Cravanzola

Partecipa alla discussione