Martedì, 8 Marzo 2016 | Scritto da: didattica

QUANDO EDUCARE VUOL DIRE CONCRETEZZA. UNA SERATA PER RICORDARE DON ALDO RABINO

9^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘15/’16

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO ALLA PAGINA:

http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/cumino16.mp3

Cisterna d’Asti aveva salutato Don Aldo Rabino il 24 gennaio 2015 con la promessa di un prossimo incontro che, questa volta sarebbe stato interamente dedicato all’educazione. Eppure, a dire il vero, di educazione e impegno si era parlato anche in quel freddo sabato di gennaio durante la presentazione del libro Toro: un viaggio nel passato con gli occhi rivolti al domani” scritto da Don Rabino e dal giornalista Beppe Gandolfo e, probabilmente, sarebbe stato così qualsiasi fosse stato l’argomento da trattare. Don Aldo Rabino era questo. Come aveva detto di lui Beppe Gandolfo durante quell’incontro, aveva scelto la chiesa perché, in primo luogo, amava il suo prossimo.

Purtroppo Don Rabino nell’agosto scorso è stato chiamato per un altro incontro irrinunciabile ma era altrettanto irrinunciabile non dimenticare quell’appuntamento che era stato promesso.

Così Sabato 12 marzo 2016 - alle ore 21,00 presso il Teatrino Parrocchiale “Beppe Olivetti” di Cisterna d’Asti - si è tenuto l’incontro “Ricordando don Aldo Rabino - quando l’educazione passa attraverso gesti concreti” che ha visto come relatore Franco Cumino. L’ iniziativa – resa possibile grazie alla collaborazione dell’ ins. Marisa Garavello - inserita nel  calendario degli incontri di “RECUPERI –AMO – PARTE TERZA”, è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I. C. di San Damiano d’Asti con l’ Associazione O.A.S.I., l’Unità Parrocchiale di Cisterna d’Asti, il Museo Arti e  Mestieri di un Tempo di Cisterna d’ Asti, la Fondazione CrAsti e l’Associazione Aimc di Asti.

Questo appuntamento, però, è stato inserito all’interno di una manifestazione più grande che ha coinvolto un intero paese: la raccolta ferro organizzata dall’ l’Unità Parrocchiale di Cisterna d’Asti, con l’Associazione O.A.S.I.  e l’O.M.G. di Torino. Dopo i saluti iniziali di Marisa Garavello – grande amica di Don Rabino – ha preso la parola Franco Cumino, uno dei primi “ragazzi” che iniziò il cammino del gruppo O.A.S.I. - OMG a Torino nel 1969, guidati da Don Aldo, tornato da una missione in Bolivia. È responsabile dell’ O.A.S.I. di Maen (Valtournenche): una casa costruita dai giovani per i giovani. Oggi è diacono della Diocesi di Aosta e Responsabile della Pastorale Giovanile nella propria unità parrocchiale.

Cumino ha ricordato la figura di Don Aldo Rabino sottolineando il suo amore per la concretezza che utilizzava anche nel rapporto con i ragazzi di cui si occupava. Era un educatore salesiano e, come tale, prediligeva il metodo preventivo nel quale religione, amore e amorevolezza si confondevano. Quella di Don Aldo, nei confronti dei ragazzi, era una “vicinanza senza sconti” senza bugie ed edulcorazioni. Pretendeva con severità ma anche con verità: non chiedeva agli altri nulla che non chiedesse prima a se stesso e i ragazzi comprendevano che il suo era un modo di dimostrare attenzione, cura e rispetto. Per questo motivo, tutti quelli che lo hanno conosciuto e “sperimentato” possono affermare di essersi sentiti attesi, accolti e amati da don Aldo non come uno tra i tanti ma come persone uniche e irripetibili. Questa concretezza è il grande lascito di un grande uomo la cui presenza, oggi, è viva e tangibile.

L’educazione, come si è detto, era uno dei temi che più impegnava Don Aldo perché, come giustamente diceva: ”Tutti siamo stati educati e, prima o poi, ci troveremo a dover educare” e quest’ultima, è una vera e propria arte dove non è possibile non spendersi fino in fondo perché, altrimenti, non si parla di educazione ma di altro.

Può essere istruzione, intrattenimento ma tutto ciò non significa educare.

Il vero educatore, in primo luogo, si spende nell’esempio, rischia, accompagna ma, soprattutto, è capace di autorevolezza e non teme di essere contraddetto.

Un educatore sa accompagnare anche verso i sentieri che conducono al silenzio e alla scoperta di se stessi e, talvolta, per far questo deve avere la capacità di andare controcorrente rispetto ad un mondo che propone altri modelli.

Ovviamente, però, l’educazione richiede una condivisione di intenti e valori con le altre agenzie educative altrimenti molti sforzi risultano vari e la formazione richiede impegno e molto sforzo anche per affrontare i momenti di scoramento che possono sopraggiungere.

Per fare tutto ciò, occorre essere testimoni credibili, capaci di ascolto ma anche di dare un esempio coerente e critico.

È necessario essere in grado di voler bene - agli altri ma, prima ancora  alla nostra vita e a noi stessi - di spendere un sorriso e di non essere perennemente arrabbiati con il mondo perché tutto ciò ci allontana dagli altri.

Infatti, come ha ricordato Franco Cumino in conclusione: “Chi lavora con le mani è un manovale;/chi lavora con le mani e il cervello è un artigiano;/ chi lavora con le mani, il cervello e il cuore è un artista;/ chi lavora con le mani, il cervello, il cuore e l’allegria è un educatore”.

Forse bisognerebbe ricordarselo specialmente quando si varca la porta di casa, di una classe o di qualsiasi altra agenzia educativa perché educare significa anche avere il sole negli occhi e vederlo rispecchiare in quelli degli altri anche nelle giornate più grigie di pioggia.

Grazie a Don Aldo Rabino e a Franco Cumino per avercelo ricordato.

Giovanna Cravanzola


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