Martedì, 8 Marzo 2016 | Scritto da: didattica


UN ARCHIVIO CHE PROFUMA DI VITA: STORIE DI OPERAIE, STORIE DI DONNE FORTI QUANDO A SAN DAMIANO C’ERA LA FACIS

8^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘15/’16

REGISTRAZIONE INCONTRO ALLA PAGINA:

http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/donne16.mp3

Sono trascorsi pochi anni da quando, a S. Damiano d’Asti,  la parola  “Facis” significava non solo “Fabbrica Abiti Confezionati in Serie” ma un vero e proprio mondo. Voleva dire: lavoro, progresso, miglioramento - magari l’acquisto una casa di proprietà - ma anche immigrazione, competenza, impegno, soddisfazione, senso di appartenenza, amicizia. Oggi, purtroppo, guardando il vergognoso stato di abbandono in cui versano le due strutture che hanno ospitato questa storia, si viene colti da un senso di malinconia e anche di imbarazzo. Due giganteschi spettri, monumenti del degrado e dell’incuria. Eppure non è così lontano il tempo in cui erano il cuore pulsante di un paese dove il suono delle sirene di inizio e fine lavoro delle fabbriche, scandivano le ore anche di coloro che partecipavano solo marginalmente a questi rituali collettivi. Erano uomini e donne che si affrettavano con passo svelto al mattino, spesso indossando già il camice da lavoro. Erano chiacchiere, traffico, confusione di pullman e automobili private che riempivano le strade e le vie limitrofe agli stabilimenti. Quasi al termine del pomeriggio, con meccanismo contrario, quelle medesime persone si riversavano per le vie del paese: un fiume in piena che dava l’impressione di trovarsi in un posto immensamente grande e vivace. Poi quelle sirene, a poco a poco, si sono spente in una lunga agonia e quel via vai frenetico ha lasciato il posto non si sa bene a che cosa. Eppure molte cose rimangono e dovrebbero essere coraggiosamente riportate alla luce perché quegli anni non hanno fatto solo la storia di tante famiglie e di un paese ma anche di una nazione. Per questo, dopo l’incontro che si è tenuto a novembre sulla figura di Olga Idrame - operaia, sindacalista e partigiana sandamianese – si è ritenuto opportuno dedicare un appuntamento a tutte le donne, spesso non ancora ragazze, che con il loro lavoro hanno contribuito a rendere grande una fabbrica e  non solo. Erano donne, infatti, le prime operaie di S. Damiano che iniziarono a lavorare in paese nel primo nucleo della fabbrica nel 1915: la  “Donato Levi e Figli”. L’iniziativa, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, si è tenuta sabato 12 marzo 2016 presso la Sala Comunale di S. Damiano d’ Asti ed è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I. C. di San Damiano d’Asti con l’Israt, l’Archivio delle donne in Piemonte – ARDP, il Museo e il Comune di Cisterna d’Asti, la Fondazione Crasti, l’Aimc di Asti e il Comune di S. Damiano d’Asti che ha messo gentilmente a disposizione i locali. Il pomeriggio è stato introdotto dai saluti della dott.ssa Simona Rabino- in rappresentanza dell’ amministrazione comunale. La dott.ssa Fasano, ricercatrice Israt, nel suo intervento ha tracciato il quadro dell’Astigiano, la cui economia tra Otto – Novecento, si basa sostanzialmente sull’agricoltura. San Damiano, all’epoca, è  il secondo paese per numero di abitanti e prevalente, come altrove, è l’attività agricola praticata su piccoli appezzamenti. L’industria, intanto, comincia la sua espansione rivolgendosi alla fabbricazione di materiali utili all’ agricoltura e, soprattutto, alla viticoltura. All’inizio del ‘900 cominciano, lentamente, ad affermarsi anche altre produzioni e, intorno al 1915, nasce a S. Damiano la ditta “Donato Levi e Figli”, probabilmente un laboratorio e non ancora una fabbrica. Donato Levi, che si occupava della compravendita di tessuti, differenzia così la sua attività delocalizzando la produzione di abiti anche a  S. Damiano perché, forse, il paese offre dei vantaggi. Innanzitutto la presenza di numerosi abitanti ma anche di due fiere annuali e di un mercato settimanale di notevole importanza. Inoltre la zona è situata in una posizione strategica, prossima a città importanti come Asti e Alba, è servita da vie di comunicazione e garantisce la presenza di manodopera competente e a basso costo. Probabilmente, sono proprio questi i motivi che spingono a i Levi a investire in questa zona e, nel giro di pochi anni, a costruire il primo vero e proprio stabilimento che si trova ancora oggi  in paese in  Corso Roma. Intorno agli anni ’30, Isaia Levi figlio di Donato – potente uomo politico e d’affari - cede le quote della ditta ai soci: la famiglia Rivetti. Come ha sottolineato la  dott.ssa Fasano,  è oggi difficile ricostruire la storia più antica della fabbrica sandamianese ma grande è  l’interesse da parte dell’ Israt di voler riportare alla luce un passato degno di essere ricordato. L’importanza della memoria ha fatto da sfondo anche all’intervento della dott.ssa Liliana Ellena ricercatrice storica dell’ Archivio delle Donne in Piemonte Ardp, nato nel 2006 con l’obiettivo di raccogliere e valorizzare tracce e fonti della memoria delle donne. L’ Ardp prende vita da una rete di singole associazioni e sottolinea il rapporto tra pratiche e memoria perché quest’ultima può prendere forma solo attraverso il dialogo tra più soggetti. Proprio da questo interesse per le relazioni tra generazioni, è nato l’interesse per l’Archivio GFT. Infatti, come componenti del progetto dell’Archivio, erano presenti delle ex-lavoratrici che avevano a cuore di lasciare traccia. Purtroppo, la memoria delle operaie è a rischio pur essendo state la maggior parte della manovalanza e avendo dato un contributo sostanziale attraverso  lavoro e  competenza. Per questo motivo, negli ultimi due anni, l’Archivio delle Donne in Piemonte ha promosso la raccolta di interviste e storie di vita di ex lavoratrici del GFT. Un progetto che ha coinvolto donne di diverse generazioni che hanno lavorato come operaie, impiegate e dirigenti negli stabilimenti di Torino, Settimo Torinese, Racconigi e San Damiano d’Asti, con l’obiettivo di lasciare traccia e testimonianza di un memoria poco valorizzata e che rischia a mano a mano che ci si allontana nel tempo di andare dispersa.  La conservazione dell’ Archivio Gft, però, dipende dalla caparbietà di Jolanda Bonino, ex dipendente e delegata sindacale incaricata negli anni ’80 dallo stesso Rivetti, della raccolta dei documenti dispersi nelle diverse sedi. Jolanda Bonino ha raccontato le diverse trasversie incontrate per la raccolta dei materiali, anche quelli che ad altri sembravano insignificanti. In questo modo sono stati raccolti i documenti relativi al personale ma anche i bozzetti, i campionari, le foto, filmati pubblicitari, i progetti per la costruzione delle nuove sedi. Insomma, un mondo di informazioni – tra cui quelle relative agli stabilimenti e al personale di S. Damiano - per i quali furono necessari almeno sette traslochi per trovare locali adeguati per la loro custodia. Oggi tutto questo materiale immenso è fortunatamente custodito presso l’Archivio di Stato di Torino.

Laura Scagliotti, ex impiegata, rappresentante sindacale, fondatrice e componente dell’Archivio delle donne, ha raccontato la sua esperienza nel Gft iniziata a metà degli anni ’50. L’idea di raccogliere le memorie delle lavoratrici è partita proprio da lei perché, fino ad allora, la maggior parte degli archivi industriali avevano dato una grande importanza alla testimonianza degli uomini ma scarsissima a quella delle donne: bisognava porvi rimedio. Questo progetto è intercategoriale perché coinvolge sia le operaie che le impiegate, interculturale perché raccoglie punti di vista diversi ma anche intergenerazionale perché ha l’ambizione di coinvolgere anche le nuove generazioni. Belle  le testimonianza raccolta da un’operaia sandamianese intervistata che ha raccontava il primo giorno di lavoro alla Facis quando non osava neppure alzare la testa ma anche le parole della signora Pinucccia presente all’incontro. Da queste voci, emerge l’immagine di una fabbrica piena di vita, dove nascevano anche legami, amicizie e amori che sono durati nel tempo. Pezzi di vita che persone come Liliana Ellena, Jolanda Bonino e Laura Scagliotti stanno raccogliendo con determinazione e passione a testimonianza futura. Per questo, al termine dell’incontro, gli organizzatori hanno lanciato un appello all’amministrazione comunale ma anche ai presenti affinchè questo pezzo di storia del paese venga conservato e valorizzato perché la memoria, per essere strappata all’oblio, deve essere conservata con forza, decisione e impegno per evitare che  venga dispersa e dimenticata per sempre. La speranza è che qualcuno raccolga questo invito perché, come ha detto in un precedente incontro la giornalista Silvana Mossano: “Ricordare è molto molto di più che non dimenticare” ed è questa la capacità delle grandi persone e dei grandi paesi.

Per questo motivo, chiunque volesse fornire informazioni, testimonianze (per l’Archivio delle Donne) o materiali sulla Facis di S. Damiano,  è pregato di utilizzare i seguenti riferimenti: ins. Giovanna Cravanzola (Polo Cittattiva Astigiano Albese – Scuola Primaria di Cisterna d’Asti) tel. 0141/979476.

Giovanna Cravanzola

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