Domenica, 19 Marzo 2017 | Scritto da: didattica

QUANDO LA CULTURA È LA CHIAVE PER LEGGERE IL MONDO DIGITALE

10^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘16/’17

MATERIALI DI RODOLFO MARCHISIO ALLA PAGINA:

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LINK PER ORDINARE IL LIBRO “IL MONDO DELLA RETE SPIEGATO AI RAGAZZI”:

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“Coding o non coding… questo è il problema”. È una domanda sufficiente? Utilizzare o non utilizzare la tecnologia a scuola riesce a colmare il divario sociale e culturale dei ragazzi? Il prof. Rodolfo Marchisio si è interrogato con il pubblico durante l’incontro “Non di solo coding. La necessità di una cultura digitale” che si è tenuto lunedì 3 aprile 2017, alle ore 17,15 presso il Circolo M. Cartello della Fraz. Valgorzano di S. Damiano d’Asti, organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti (all’interno del percorso “Recuperi/amo parte 4^ - Diritti verso il 2018”) con la Parrocchia dei Ss. Cosma e Damiano, il Museo e il Comune di Cisterna d’Asti, l’Aimc di Asti  e la Fondazione Crasti. A introdurre l’incontro il prof. Fabio Poggi, dirigente scolastico dell’I.C. di San Damiano d’Asti che ha posto l’accento su come il tema del digitale, se da un lato appare superato da una tecnologia sempre più diffusa e accessibile, dall’altro è un nodo di stretta attualità. Oggi, si stanno vedendo i primi effetti della scuola digitale che, però, nasconde sempre delle stereotipie. L’uso della rete ha determinato diversi problemi scatenati anche da un’incoscienzamarchisio globale. Dall’altro lato, a fronte di uso sconsiderato, è ancora presente un fronte compatto di persone che demonizzano le tecnologie in modo del tutto aprioristico. Il prof. Marchisio si occupa di digitale già dagli anni ’70 applicandola al mondo della didattica, è ex– insegnante, formatore e autore del libro “Il Mondo della rete spiegato ai ragazzi” (I, II e III vol.). I volumi partono dalla consapevolezza della necessità di una cultura digitale che non può essere confinata alla conoscenza dei programmi informatici. Il progetto, al suo terzo anno, ha coinvolto circa mille utenti tra genitori, docenti e ragazzi e si autofinanzia grazie ai contributi della vendita dei materiali. Il punto dal quale partire è chiedersi dove siamo. È una domanda importante e urgente perché, a fronte di una legislazione scolastica che ha abusato del termine digitale, ci si trova sovente di fronte a situazioni, dove il rapporto didattico docente discente pare in tutto o in parte sostituito dalla tecnologia. Così, mascherate da terminologie inglesi, non si riescono sempre a evincere le motivazioni e le finalità dell’azione educativa. Insomma, è un po’ come si dice in cucina: anche una suola di scarpa fritta è buona. Per quanto riguarda il settore di cui stiamo parlando, significa che, se uso il pc, è meglio. Ma è sempre così? Spesso significa caricare le famiglie dei costi della tecnologia: pc, rete non sono forniti gratuitamente a tutti, soprattutto a casa quando sovente è richiesto ai ragazzi di scaricare materiali digitali, di caricare compiti, di intervenire sulle piattaforme… Eppure la Costituzione garantisce l’istruzione gratuita. Pertanto, quando la classe rovesciata scarica tutte le responsabilità sulle famiglie, non si crea inclusione ma si discriminano soprattutto le fasce deboli. In queste situazioni, si crea una frattura digitale nelle classi. Due successive indagini Ocse (2014 – 2015) hanno stabilito che la tecnologia non modifica l’apprendimento ma i buoni docenti sicuramente sì. Significa che tutto quanto non regge pedagogicamente non lo diventa solo grazie all’uso della tecnologia. Gardner parla di pluralità di intelligenze. L’alunno è una persona a 360°: affidare tutta la sua formazione al coding, vuol dire promuovere soltanto il settore logico matematico con l’illusione che copra anche tutti gli altri. Inoltre, nel corso dell’ultimo decennio, sono nate dicotomie infeconde tra i nativi e gli immigrati digitali mentre i primi non esistono perché tale terminologia è applicata a tutti i bambini del mondo anche a quelli che non sono mai venuti a contatto con il mondo digitale. Queste etichette, però, determinano soluzioni semplici a problemi molto complicati. L’alibi del bambino tecnologico è infecondo. Un bambino impara per tentativi ed errori. Se si ragiona in termini di nativi, significa che il supporto della cultura è del tutto inutile perché pare che ogni bambino sia già in grado di utilizzare le tecnologie informatiche a prescindere. Invece, non tutti sono uguali e sono esperti. Ruolo dei genitori e degli insegnanti è seguire i ragazzi e condividere queste scoperte aiutandoli a riflettere su ciò che stanno facendo e rendendoli consapevoli. Sovente, invece, i ragazzi non possono contare sull’aiuto di un moderno Virgilio in grado di accompagnarli in questo viaggio che può essere incredibile o anche pieno di rischi e pericoli capaci di limitare la libertà di tutti quelli che, in modo sprovveduto, visitano queste terre sconosciute. Solo in questo modo le conoscenze digitali riescono a trasformarsi in competenze digitali di cittadinanza. Chi non sa o non può utilizzare la rete in modo consapevole, infatti, non può considerarsi un cittadino a tutti gli effetti perché gli sono preclusi gli strumenti per accedere e utilizzare in modo cosciente quanto la rete mette a disposizione. Tutto ciò si acquisisce non tanto attraverso la trasmissione ma solo grazie a percorsi che vedono gli alunni come attori primari che osservano, fanno, riflettono sui significati insieme con adulti consapevoli e credibili non solo attraverso le parole ma gli atteggiamenti.

Infatti, il web 3.0 è un vero e proprio campo di battaglia nel quale gli oligopoli si contendono i nostri dati, interessi… sovente di fronte a un utente inconsapevole che non si rende conto di come anche le sue preferenze e pensieri siano influenzati. Il formatore deve rendere consci i ragazzi di tutto ciò soprattutto che si rischia di trascorrere la propria vita rinchiusi in poche stanze virtuali escludendo il mondo vero che è tutto da esplorare. Occorre imparare, quindi, a gestire consapevolmente le tecnologie senza demonizzarle o idolatrarle ma utilizzandole in modo da non esserne utilizzati. Il prossimo incontro si terrà venerdì 21 aprile 2017 con il prof. Marco Bobbio che presenterà il libro “Troppa medicina”, Ed. Einaudi. Introdurrà la serata il prof. Franco Testore. L’ingresso è gratuito e aperto e tutti. L’incontro è valido per la formazione degli insegnanti grazie alla certificazione Aimc.

Giovanna Cravanzola


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