Domenica, 14 Gennaio 2018 | Scritto da: didattica

A volantino 25 GENNAIO 2018_CYBERBULLISMO_PICCHIO_PATRINI_TERRITORIO

“OGNUNO DI VOI E’ UN’OPERA D’ARTE: RAGAZZI E GENITORI RICOMINCIATE A PARLARVI

PAOLO PICCHIO RACCONTA COME COMBATTERE IL CYBERBULLISMO

11^-12^-13^-14^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE

PER L’A.S. ‘17/’18

REGISTRAZIONE  DELL’INCONTRO DEL MATTINO IN FORMATO MP3

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO SERALE IN FORMATO MP3

“Ragazzi e genitori datevi una carezza e ricominciate a parlarvi” con queste parole Paolo Picchio ha sollecitato giovani e adulti affichè si ritorni a comunicare e incontrarsi. “Cyberbullismo: comprendere, informarsi, prevenire” è il titolo dei quattro incontri con il dott. Picchio che si sono svolti giovedì 25 gennaio 2018 presso il Cinema Cristallo e la Scuola Secondaria di Primo Grado “V. Alfieri” di S. Damiano d’Asti.  L’iniziativa è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano d’Asti, da Museo e Comune di Cisterna d’Asti, dalla Fra Production Spa, da Cinema Cristallo di S. Damiano e Aimc di Asti all’interno del progetto “Diritti verso il 2018“. Dal mattino, il dott. Paolo Picchio – introdotto dalla giornalista de “La Stampa” Elisa Schiffo – ha incontrato i ragazzi dell’Istituto Alberghiero “Penna” (cl. 1^, 2^ e 3^), della Scuola Secondaria di Primo Grado “V. Alfieri” (cl. 2^ e 3^) e delle scuole primarie (cl. 3^, 4^, 5^) di San Damiano e Cisterna d’Asti: 480 studenti in totale. La serata, invece, rivolta alle famiglie, agli insegnanti e al territorio, è stata aperta dalla dott.ssa Marina Patrini, direttrice del reparto di Neuropsichiatria Infantile – Ospedale S. Lazzaro di Alba (Cn). Tutti gli incontri della giornata sono stati introdotti dalla lettura del racconto “Il balcone” dello scrittore Antonio Ferrara, liberamente ispirato a questa vicenda. Paolo Picchio, cinque anni fa, non parlava ai convegni. Aveva una figlia di quattordici anni, Carolina, una ragazza empatica, piena d’interessi, campionessa sportiva, innamorata della vita e bellissima. Purtroppo, la notte del 5 gennaio 2013 Carolina si è uccisa lanciandosi dalla finestra della sua camera. Un volo dal terzo piano che si è interrotto sul marciapiede sottostante, insieme alla sua vita, a causa di un video messo in rete a sua insaputa. Qualche mese prima, infatti, si era sentita male a una festa (ancora da accertare le vere cause) e, completamente incosciente, era stata vittima di abusi sessuali da parte di un gruppo di presunti amici che avevano anche girato un video poi postato in rete e ben presto diventato virale. Carolina, proprio per questo, aveva ricevuto in pochissime ore, circa 2600 insulti sul web da parte di persone conosciute e sconosciute. Parole pesanti e terribili che l’avevano spinta a quella drammatica decisione. “Le parole fanno più male delle botte…”queste sono le ultime parole scritte da Carolina prima di suicidarsi. Una denuncia lucida che, se non è riuscita a salvare la sua vita, è stata lo stimolo per far nascere la Legge contro il Cyberbullismo (Legge 29 maggio 2017, N. 17). Si tratta della prima legge italiana, europea e, forse, mondiale su questo tema. Si è arrivati a questo importante traguardo grazie alla caparbietà di suo padre, Paolo e della senatrice Elena Ferrara (PD) che era stata insegnante di musica della ragazza. Da questa tragedia, è nata una serie d’iniziative che, in ricordo di Carolina, stanno cercando di salvare altre vite. Quando Paolo Picchio prende la parola, si trasforma, incide l’anima di chi lo ascolta, riesce a “picchiare”, a bussare alla porta del cuore per risvegliarlo. “Carolina era la gioia della mia vita. Era una ragazza forte ma aveva anche la normale fragilità dei suoi quattordici anni. Aveva lasciato da qualche mese un ragazzo che la vincolava in un rapporto troppo oppressivo per la sua età. Si era allontanata anche da alcuni amici e aveva scelto di frequentare una scuola nel paese vicino. Purtroppo non era stato sufficiente perché, per questo motivo, avevano iniziato a non lasciarla tranquilla e a insultarla pesantemente. Carolina, però, non ci badava. L’unico modo per colpirla a morte è stato portarla a quella festa durante la quale cinque ragazzi hanno “giocato” su di lei, che era incosciente e incapace di reagire, girando anche un video. Carolina non sapeva nulla di quel filmato e, soprattutto, non ricordava nulla di quanto era accaduto quella notte. Per molti giorni ha ignorato quelle riprese diventate poi virali, capaci di scatenare in poche ore un inferno d’insulti impronunciabili, estremi e volgari. Quel corpo che si vedeva nel video non poteva essere il suo. Non era possibile che quella fosse lei. Carolina non è riuscita a sopportare tutto questo. È stata perforata nell’anima, nella sua intimità e non ce l’ha più fatta, però ha avuto la forza di lanciare una denuncia. Sapevo degli altri insulti ma non di ciò che era accaduto nelle sue ultime ore di vita e mai avrei pensato che una ragazza forte come lei prendesse una simile decisione. I colpevoli sono stati tutti condannati, inchiodati dalle tracce che loro stessi avevano lasciato sul web. Hanno patteggiato e sono stati affidati ai servizi sociali. La vicenda di Carolina è stata il primo caso dichiarato di cyberbullismo ed è stato in grado di scoperchiare un universo prima sconosciuto. Oggi, è stato assodato che il 25 – 30% dei ragazzi fra i 10 e i 17 anni ne è vittima o conosce altri ragazzi che ne sono oppressi. Si parla di circa 3 milioni di ragazzi in Italia e il tutto perché altri coetanei non capiscono il dolore che provocano nel denigrare gli altri in rete.  Cari ragazzi, ognuno di voi è un’opera d’arte irripetibile e nessuno può sentirsi in diritto di perforarvi. Se lo fanno, dovete trovare la forza di essere testimoni e di denunciarlo non solo per voi ma per aiutare anche i bulli che sono persone malate e devono essere aiutate. Nel 2017, ho girato circa 120 scuole e incontrato 15.000 ragazzi in tutta Italia. Io non voglio che voi vi facciate del male e non posso permettere che ci siano altre “Caroline”. Dovete rispettarvi, tornare a parlarvi e a volervi bene. Dovete essere responsabili e coerenti sapendo che voler bene a se stessi non significa far del male agli altri. Quando state male, dovete trovare la forza di sfogarvi con qualcuno perché è solo in questo modo che si riesce a portare fuori quello che c’è dentro prima che vi distrugga. Soprattutto, dovete convincervi che l’unico vero amico è quello che è con voi nel momento del bisogno, è quello che vi dà la mano e una carezza non è un cuoricino o un like inviato attraverso i social. Solo in questo modo potrete ritrovare la gioia dell’incontro e della parola”. Numerosi sono stati gli interventi dei ragazzi per porre delle domande ma anche per far emergere esperienze pesanti del proprio passato o per invitare i compagni alla forza e all’ottimismo nei confronti della vita.  Nell’incontro serale, la dott.ssa Patrini ha delineato il profilo dell’adolescente, le difficoltà tipiche dell’età che oggi sono amplificate dall’utilizzo irresponsabile della rete. Il dott. Picchio ha sottolineato che una dei maggiori problemi è il coinvolgimento delle famiglie, troppo spesso disinteressate all’argomento fino a quando non scoprono che i propri figli sono vittime o autori di cyberbullismo. “Cari genitori fate attenzione prima di mettere nelle mani del vostro bambino uno smartphone perché è come far guidare una Ferrari a un ragazzino di dodici anni: il mezzo è splendido ma chi è al volante non ha i riflessi maturi per condurla”. Oltre agli incontri con ragazzi e adulti, l’impegno di Paolo Picchio è rivolto a numerosi altri fronti: la Fondazione Carolina onlus, il Co.Na.Cy (Centro coordinamento Nazionale cyberbullismo) voluto dalla Casa Pediatrica Fatebenefratelli-Sacco di Milano che si occupa del recupero dei ragazzi vittime ma anche autori di episodi di cyberbullismo. Sono già stati assistiti circa 1 200 ragazzi a fronte di 7 000 richieste e, proprio per questo, si sta cercando di far nascere nuovi centri in altre regioni. Per il signor Picchio non è stato facile sostenere emotivamente una giornata piena d’incontri ma il suo sforzo è stato premiato dal silenzio e dall’attenzione dei ragazzi – in particolare gli studenti dell’Istituto “Penna” – che hanno partecipato attivamente accompagnando con i propri pensieri le sue parole, piene e vere.

Giovanna Cravanzola

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