Giovedì, 7 Maggio 2020 | Scritto da: didattica


Oliva

RESISTERE 75 ANNI DOPO”

GIANNI OLIVA E MARIO RENOSIO ALLE VIDEOCONFERENZE AL TEMPO DEL COVID

Resistere 75 anni dopo”, gli storici Gianni Oliva e Mario Renosio (Israt) ne hanno discusso in videoconferenza, sabato il 17 maggio 2020, nell’ incontro organizzato dal Polo Cittattiva l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Castello di Cisterna, Israt, Associazione “Franco Casetta”, Fra production spa, Cantine Povero distr. srl e Aimc di Asti. Cosa ci lega ancora a quei giorni di 75 anni fa? Un avvenimento storico – ha detto Oliva - dura lo spazio di due generazioni: i protagonisti e i figli. Oggi, i protagonisti sono quasi scomparsi ed i figli sono nonni”. Il senso di quegli avvenimenti non è scomparso ma, per chi non li ha vissuti, appaiono remoti. Proprio per questo, oggi la storia deve sostituirsi alla memoria, alla trasmissione orale che è anche racconto ed emozione dei protagonisti. Lo studio di quel periodo, ora, deve indagare le motivazioni che portarono all’avvento della dittatura. Nella popolazione, ampio era il consenso al fascismo e al nazismo perché i totalitarismi conquistano le coscienze con il controllo della formazione e dell’informazione più ancora che con l’uso della violenza fisica. La storia si rende necessaria proprio per “indagare il meccanismi che possono portare alla depravazione di una società”. L’unico baluardo affinché non si ripetano tali tragedie, sono le Costituzioni ma, soprattutto, la coscienza critica che ne hanno gli individui. È proprio la generazione cresciuta nel ventennio – ha sottolineato Renosio - a trovarsi di fronte a un bivio. Subito dopo il 25 luglio 1945, le folle plaudenti il regime spariscono. Appare evidente a tutti un consenso basato su bugie che non reggono la prova del conflitto. I ragazzi di allora, fecero delle scelte che, da un lato, portarono alcuni a schierarsi in continuità con il passato mentre, dall’altro, si preferì la strada che portava verso la libertà. L’antifascismo – ha proseguito Oliva - era stato represso nel corso di un ventennio e diversa era la matrice dei progetti partigiani ma, comunque, si seppe trovare un obiettivo comune nella lotta al fascismo. Questo è il grande insegnamento della Resistenza: la capacità di fare sintesi attraverso il confronto. La Costituzione italiana è il frutto di questo sforzo e – ha ribadito Renosio - contempla i diritti civili e sociali frutto delle istanze liberali e del mondo operaio. Si era compreso che, per fare funzionare una comunità, occorre mettere insieme i punti di vista diversi.

Si deve a questa scelta – ha continuato Oliva – il riscatto del Paese ma non bisogna dimenticare le colpe delle classi dirigenti che appoggiarono, a livelli diversi, il regime. In questo modo, si era forgiato il consenso popolare e non solo per merito del partito. Ad esempio, su 1848 docenti universitari, solo 13 (di cui uno prossimo alla pensione) non firmarono l’adesione al regime. Però, se si tiene conto solo di questi ultimi, non si dà una visione reale del mondo accademico che fu fascista. Successivamente, attraverso reticenze e rimozioni, si cercò di costruire un’altra verità. In questa narrazione, l’ Italia era stata sempre antifascista ma aveva dovuto sopportare il regime con la forza. Al termine del conflitto, poi, tutti i dirigenti rimasero al loro posto perché era impossibile sostituire in poche settimane un’intera classe. Per questo motivo, di quegli anni, le pagine più autentiche sono quelle della narrativa con Calvino, Fenoglio, Tobino… .

Tutte le Costituzioni non sono mai testi definitivi ma devono crescere e modificarsi nel tempo. L’importante è la difesa dei principi su cui si basano che, nel corso del tempo, possono essere declinati in modo diverso.

I giorni della pandemia ci hanno insegnato l’importanza delle libertà individuali ma hanno anche messo in evidenza un popolo che ha saputo rispettare le regole per il bene comune.

Sicuramente, si è perso lo slancio di quegli anni partigiani e si corre il rischio di smarrire importanti conquiste pensando che siano state raggiunte una volta per tutte. “Oggi c’è sempre più bisogno di storia e meno di memoria che, nel corso del tempo, ha avuto diversi passaggi di mano. La storia deve essere uno degli elementi per continuare a trasmettere il senso vero della conquista della libertà sfociata nei valori della costituzione. Cultura, istruzione, storia, ricerca devono essere i cardini di un paese che deve rinnovarsi in molti campi. Senza cultura e istruzione non c’è ripresa e a rischio è anche la tenuta democratica del Paese” ha detto Renosio. Sarebbe auspicabile, per Oliva, che l’esperienza di questi mesi portasse a una rivalutazione della Politica la quale, specialmente nei momenti di crisi, dovrebbe essere in grado di fare sintesi tra istanze in contrasto tra loro. In ogni caso, attraverso la storia di quel periodo, comprendiamo l’importanza della partecipazione, del senso critico e del confronto. Invece, attraverso l’esperienza delle ultime settimana, abbiamo riscoperto l’importanza delle cose che consideravamo scontate e che, invece, non lo erano. Con modalità e su zattere diverse, per tempi e contingenze, il nostro Paese si è trovato a navigare in vecchie e nuove r- esistenze.

Giovanna Cravanzola

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