Giovedì, 6 Aprile 2023 | Scritto da: didattica

Primo Levi sopravvissuto, scrittore ma anche partigiano. Molti furono gli ebrei che si unirono alla Resistenza ma questo aspetto non è molto conosciuto dalla maggior parte delle persone. Per questo motivo, martedì 25 aprile 2023 al Castello di Cisterna d’Asti, si è tenuto l’incontro “Primo Levi e gli altri… Gli ebrei e la Resistenza” promosso da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Comune e Museo Arti e Mestieri di Cisterna, Israt, Casa della Memoria, della Resistenza e della Deportazione di Vinchio, Centro Internazionale di Studi “Primo Levi” di Torino, Associazione “Franco Casetta” per la Memoria della Resistenza di Canale con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Gli interventi sono stati a cura di Fabio Levi, Nicoletta Fasano, Mario Renosio moderati da Luca Anibaldi. Durante l’incontro, il Museo Arti e Mestieri ha ufficializzato al Sindaco Renzo Peletto la richiesta di attribuzione della Cittadinanza Onoraria di Cisterna a Nicoletta Fasano e Mario Renosio.

L’intervento di Fabio Levi – docente di Storia contemporanea all’Università di Torino e Presidente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi – ha descritto la breve esperienza resistenziale di Primo Levi dal momento della scelta fino all’arresto e alla deportazione. Il racconto “Oro” tratto da “Il sistema periodico” e l’inizio di “Se questo è un uomo” definiscono la situazione iniziale. Gli ebrei vivono isolati come molte altre persone ma, a differenza di molti altri, non possono rendere nota la loro identità. Ad un certo punto, dopo 20 anni in cui tutto appare fermo, la storia riprende il suo cammino. Nuovi personaggi appaiono e incitano i ragazzi a trasformare l’indifferenza in collera. Intanto, l’ 8 settembre ‘43 sposta la guerra in casa. Gli ebrei, emarginati dal ‘38, vengono deportati. Le case ormai sono pericolose e non resta che la fuga. In questa situazione ognuno deve scegliere dove stare e la storia apre nuove opportunità. I ragazzi scoprono come, anche durante la dittatura, molti avevano scoperto la possibilità di un avvenire diverso. Opporsi può cambiare le cose. Purtroppo tutto ciò avviene in un momento di estrema difficoltà ma Primo Levi sceglie questa strada. Era un ragazzo sia in quel momento sia quando visse l’estrema esperienza del lager. L’isolamento a causa della guerra e della sua appartenenza religiosa avevano reso la sua vita scarsamente reale. Levi scrive di aver aderito alla Resistenza ma, in quei mesi, non c’erano ancora bande partigiane solide e la maggior parte dei combattenti non aveva alcuna esperienza militare. Mancava tutto: armi, soldi, cibo… e c’erano anche dei profittatori. Catturato, si trova ad un bivio: non ammette di essere partigiano ma dice di essere ebreo. Non conosce la realtà del lager e neppure la Resistenza ne è consapevole. Molti gli ebrei che partecipano alla lotta di liberazione come persone che vogliono battere il fascismo.

Poco dopo l’arresto, Levi comprenderà che la dittatura è andata molto oltre ogni sua possibile previsione e anche che bisogna andare oltre la politica perchè viene messa in forse la vita. La Resistenza comprenderà tutto ciò molto dopo e tutti gli altri decenni dopo la fine della guerra.

Secondo Nicoletta Fasano, il problema è aver appiattito la storia degli ebrei alla Shoah dimenticando l’effervescenza culturale della loro presenza. In questo modo si perde di vista l’integrazione ebraica nella società che si consolida con il Risorgimento durante il quale si sentono legati da legami di profonda riconoscenza nei confronti dei Savoia. Successivamente, gli ebrei – come il resto della popolazione – aderì al fascismo o si oppose perchè, in primo luogo, si sentivano italiani.

Un luogo comune è che gli ebrei non fecero resistenza però, con la promulgazione delle Leggi razziste, c’è una sospensione della vita dalla società. Seguirà una forza notevole per superare i successivi 5 anni e, dopo, le persecuzioni. Per quale motivo questa non viene considerata resistenza civile? Finora, tra i 2000 ebrei partigiani, di cui 100 trucidati, ci sono solo 7 medaglie d’oro al valor militare. Troppo poco e tutto ciò deve portare a un riflessione ma anche a una rilettura di questa storia.

Mario Renosio ha messo in luce la situazione astigiana dove gli arresti iniziarono già a partire dal 1 dicembre ed è chiara la difficoltà di molti ebrei di fare scelte. Ad Asti, dal ‘38 in poi, gli ebrei non sono un problema e non si comprende la persecuzione per questo motivo.

Suggestivi gli interventi dell’attore Lino Spadaro che ha letto alcuni passi tratte dall’opera di Primo Levi. Inoltre, durante l’incontro è stato utilizzato il kamishibai realizzato da Giuseppe Bono grazie al quale sono stati sottolineati i passaggi più importanti dell’incontro.

Un 25 aprile per sottolineare aspetti della storia che pochi conoscono.

Giovanna Cravanzola

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