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Lunedì,3 Giugno 2019 | Scritto da: didattica

IO NON CI STO

Venerdì 31 maggio 2019, tarda serata. Sarà il solito messaggio che augura la buonanotte. Un’ immagine appare all’improvviso. Un fotomontaggio? Impossibile che sia stata scattata da qualcuno, non è reale. Una collina così non può esistere da queste parti. Invece no, è tutto vero: il testo che segue è molto esplicito e dimostra chiaramente che quella è proprio una foto, il luogo potrebbe essere uno qualsiasi di quelli che ci circondano. Un attimo di silenzio: forse è troppo tardi e i pochi neuroni rimasti a finegiornata non funzionano a dovere. Meglio chiedere a qualcuno che quei luoghi conosce meglio ma è troppo tardi e la risposta non arriva. E poi chissà, magari il giorno dopo ci si accorgerà che si è visto e letto male perché, ormai, bisogna metterseli davvero quei multifocali che si consigliano agli altri. Invece, la mattina dopo, la foto e il testo sono ancora al loro posto insieme alle domande di tutti gli altri che si sperava dicessero che è tutto finto. Purtroppo, non è così: un podere è diventato una triste lavagna dove campeggia una svastica. Grazie alle forze dell’ordine, nelle prime ore di sabato 1 giugno, il campo ritorna ad essere un campo: il segno che devastava le nostre ridenti colline, è stato cancellato. Tutto ritorna come prima.

Ma siamo davvero sicuri che sia così?

Noi no.

Le indagini spettano alle forze dell’ordine, valutare le conseguenze giudiziarie ai giudici e non ad altri.

Qualcosa, però, deve essere successo se si è arrivati a tutto ciò senza che nessuno se ne accorgesse.

“Goliardata, scherzo, opera di un pazzo, atto di protesta, colline sfregiate, ci sono cose più importanti a cui pensare…” sono queste le parole attribuite a questa vicenda.

Le parole sono importanti non si possono usare una al posto dell’altra perché sono lo strumento che more…