Lunedì, 20 Giugno 2016 | Scritto da: didattica

INTERVISTA A FRANCO MATTARELLA REALIZZATA DA PRIMA RADIO:

http://www.primaradio.it/mattino/01.07.16%20-%20Franco%20Mattarella%20-%20Potere%20distorcente%20dell’agenda%20Setting.mp3

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO ALLA PAGINA: http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/filosofia_luglio16.mp3

MIGRAZIONI, TERRORISMO E POPULISMO MEDIATICO

Lo scorso Sabato 2 Luglio, il Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna ha ospitato ilseminario filosofico, in collaborazione con il gruppo culturale Oron Oronta e il Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese, sul rapporto tra informazione e dibattito culturale: MIGRAZIONI, TERRORISMO E POPULISMO MEDIATICO.

Gli interventi, che si sono avvicendati nel pomeriggio, hanno tracciato una linea comune partendo dal ruolo dell’intellettuale di oggi, passando per l’impoverimento del pensiero alla base di certe spettacolarizzazioni o semplificazioni dei fenomeni in oggetto, lasciando sul tavolo della discussione la distinzione fra ospitalità ed accoglienza, la veridicità delle fonti e la credibilità dell’informazione.

La figura dell’intellettuale nella società del XXI secolo è stata analizzata da Eliana Tosoni, delineando il grande assente in un mondo basato sul sapere specialistico. In particolare, approfondendo la “cultura della paura”proposta dal sociologo ungherese Frank Furedi, viviamo in una società del sapere ma non della verità, dove ciascuna opinione è portatrice di una verità parziale. Siamo allora parte del cosiddetto Relativismo Culturale, in cui il sapere è un prodotto; ma senza verità, il sapere non ha valore intrinseco.

D’altrocanto, il pensiero del filosofo viennese Martin Buber si oppone all’individualismo poiché l’uomo è per essenza dialogo e quindi non si realizza senza l’incontro con l’altro. Sempre sulla critica alla mercificazione nella postmodernità, il sociologo Bauman propone un atto morale dove l’io si consegna al tu, ovvero di me verso l’altro, in cui l’intellettuale svolge il ruolo di interprete, o se vogliamo quello di sentinella/custode propria della tradizione ebraica.

Questo ruolo viene ulteriormente indagato nella filosofia della testimonianza del francese Ricoeur, e rappresentato nel racconto “Cecità” di Saramago, individuando la necessità di praticare la verità, poiché nella realtà c’è sempre un’offerta di senso.

Sulla qualità e l’onesta intellettuale alla base del dibattito tra respingimento e accoglienza riflette Marcello Furiani il quale, interrogandosi sulla identità dell’immigrato, illustra la denotazione di straniero nelle varie lingue a partire dall’Inglese, dove il senso viene esplicitato in stranger, foreigner o enemy. Nelle lingue indoeuropee, invece, questa duplice valenza di ospite/nemico era già presente: il termine greco xenòs,oppure il latino hostìs, si riferiscono alla ospitalità sacra (la xenìa) costituita da alcuni precetti inviolabili ben noti ad autori e filosofi come Omero, Platone, Eschilo, Erodoto, Tucidide, etc. Lo stesso Zeus è protettore dei viandanti, e quindi chiunque ha l’obbligo di offrire ospitalità prima che l’ospite si palesi eventualmente in nemico.

Furiani ci ricorda la posizione di Jacques Derrida, controverso filosofo francese, che pone l’ospitalitàcome etica stessa, come suo principio fondante: la questione dell’altro è solo un problema oppure è anche e soprattutto una domanda che mi rimette in discussione?

In discussione sono così le distinzioni fra migranti per motivi politici o economici, oppure l’attuale organizzazione del mondo Occidentale, presentato come in stato di emergenza continuo ed in crisi per l’infrangersi del patto sociale alla base del progetto europeo.

La conclusione è sulla necessità di incontro dell’altro riducendo le proprie difese, pena la nostra stessa esistenza, come narrato ne “L’intruso” del filosofo francese Jean-Luc Nancy.

L’intervento di Edoardo Angelino ponel’oggetto del seminario su un livello storico, e quindi tenta di rispondere alla questione dello straniero ristabilendo le proporzioni tra invasione ed immigrazione, e soprattutto tra eccezionalità e fenomeni migratori nella storia. La prima risposta è che, tralasciando l’alone emotivo con cui certi avvenimenti vengono descritti, il numero di arrivi in Italia nel 2015 ammontano a 150mila individui, e sono quindi modesti rispetto ai 5 milioni di stranieri attualmente presenti in Italia (circa l’8% della popolazione). Nello stesso anno, l’arrivo di migranti da Eritrea, Somalia e soprattutto dalla Nigeria ha contribuito a contrastare il deficit demografico registrato.

Dunque, è stata negata la comparazione tra immigrazione ed invasione, così come fenomeno unico nella storia. Basti pensare allo sfollamento di centinaia di migliaia di persone dall’Istria nel dopoguerra, oppure ai Polacchi ed ai Tedeschi in seguito all’espansione dell’influenza russa nei paesi dell’Est Europa.

Infine l’apporto di Franco Mattarella ci ha permesso di comprendere le strategie dei media sulla scelta di quali notizie pubblicare e quali oscurare. In dettaglio, tale scelta avviene su 3 agende: la prima dei media, la seconda dei politici ed infine la terza dell’opinione pubblica (dove la democrazia ne permette l’esistenza). Gli orientamenti di quest’ultima variano di continuo, e possono essere frutto di manipolazioni.

Secondo alcune teorie degli anni ’70 del secolo scorso, l’opinione pubblica viene coltivata attraverso la televisione fin dalla più tenera età, oppure viene influenzata mediante la paura dell’isolamento. Infatti, secondo la cosiddetta “teoria della spirale del silenzio”, piuttosto che abbandonare il gruppo dominante per affermare la propria opinione, si tende a censuare o ad omologare le proprie convinzioni (per approfondire, “Il plotone 101” di Elisabeth Noelle-Neumann). Infine, la teoria della “agenda-setting” ipotizza che l’influenza dei mass-media sul proprio uditorio avvenga tramite la scelta delle notizie e lo spazio concesso loro.

In conclusione, ogni mezzo di informazione deve stabilire delle priorità mediando tra le esigenze del pubblico ed eventuali pressioni esterne da parte di politici o di lobby.Quindi, è nostro compito verificare (e/o fornire gli strumenti per verificare) la credibilità delle fonti e l’attendibilità delle notizie, evitando di saltare alle conclusioni da una premessa fallace o distorta.

Prima del consueto dibattito con i presenti, le riflessioni dei relatori sono state efficacemente rimescolate con ironia e leggerezza grazie alla lettura del racconto GLI ALBANESI in “Vite brevi degli idioti” di Ermanno Cavazzoni, da cui riportiamo un breve stralcio:

“Ma il problema era questo: cosa aveva firmato? Non poteva il dottore informarsi con discrezione? – gli chiedeva durante la visita – senza dare l’idea di fare marcia indietro? Anzi – voleva il dottore chiedesse – quanto restano gli albanesi di solito? Questi albanesi diceva gli accentuavano l’ulcera, perché si mangiava ormai solo del fritto.”

Luca Anibaldi


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