Lunedì, 25 Settembre 2017 | Scritto da: didattica

volantino 6 OTTOBRE 2017 - QUANDO INGLESI- GRIMALDI_SARACCO_ RENOSIO

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO IN FORMATO MP3

QUANDO GLI INGLESI ARRIVARE NOI TUTTI MORTI

CRONACHE DI LOTTA PARTIGIANA: LANGHE 1943 -1945”

1^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘17/’18

Venerdì 6 ottobre 2017 – al Castello di Cisterna d’Asti - sono ripresi gli incontri promossi dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti per l’a.s. 2017/2018. In occasione del primo appuntamento, è stato presentato il libro “Quando gli Inglesi arrivare noi tutti morti. Cronache di lotta partigiana: Langhe 1943-1945” (Ed. Araba Fenice) di Adriano Balbo. Si tratta della riedizione del diario di guerra – che

grimaldisaraccorenosio

l’autore aveva già pubblicato con 2005 in occasione del 60° Anniversario della Liberazione – curata da Renato Grimaldi (ordinario di Metodologia della ricerca sociale e preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino) e da Antonella Saracco (docente a contratto all’Università di Torino).

Mario Renosio (Direttore dell’Israt), nell’introdurre la serata, ha sottolineato l’importanza della figura di Adriano Balbo (scomparso da pochi mesi) per la lotta di liberazione della Langa astigiana. Adriano Balbo è stato uno dei primi organizzatori che, insieme allo zio Pinin, è stato in grado di catalizzare le paure e le incertezze dei giovani sbandati dopo l’ 8 settembre ’43. Nonostante questo, è stato un uomo di grande modestia che ha parlato poco delle vicende vissute nel periodo bellico fino al 2005. Nato nel 1924 a Cossano Belbo da una famiglia benestante, aveva avuto modo di comprendere quanto stata capitando grazie agli strumenti che gli erano stati forniti dai suoi studi. Proprio per questo motivo, giovanissimo, nel 1943 fondò con cugino, Piero Balbo detto Poli, la prima banda partigiana del Cossanese, divenuta poi la II Divisione Langhe. Riuscì a convincere altri giovani del suo paese (contadini e non solo) che quella era  la scelta giusta e, in pochi mesi, si trasformò da studente a combattente facendo pagare a caro prezzo, anche alla sua famiglia, questa decisione. Infatti, alcune proprietà – tra cui la casa dei nonni – furono fatte saltare in aria in seguito ad un’azione contro i tedeschi. Il padre, invece, venne catturato con l’inganno e trascorse sette mesi in isolamento nel Carcere Le Nuove di Torino. Il libro – come ha precisato Renosio – pur basandosi su memorie e non su documentazione storica, è una fonte indispensabile per ricostruire il clima della lotta di Liberazione. Infatti, emergono fortissime le dinamiche della scelta che portarono  a scrivere - sui bricchi più sconosciuti - pagine drammatiche e importantissime della nostra storia.

I curatori – Grimaldi e Saracco – nei loro interventi si sono soffermati sulla figura di Adriano Balbo che, negli anni difficili della sua giovinezza, fece una scelta morale e di vita nonostante i suoi diciannove anni. In seguito, rimase una persona molto disponibile e umana che, più delle parole, amava i fatti: il “fare sul serio” cosa che, già allora, aveva messo in pratica nonostante pericoli e sofferenze sofferte.

Adottò un nome di battaglia molto comune: Giorgio e, da subito, il suo scopo fu quello di convincere i figli dei contadini a fare una scelta di libertà condividendo con loro gli strumenti di comprensione che possedeva. Visse in prima persona situazioni difficili: venne  colpito al volto, scampò a morte certa. La II Divisione Langhe assunse un ruolo di rilievo e nel 1944 venne  coinvolta nei lanci alleati. Nello stesso anno, venne costruito l’Aeroporto partigiano di Vesime voluto da suo cugino Piero e dal Maggiore Temple. In questo modo, trascorse gli ultimi fondamentali mesi di guerra. Ci voleva  poco sia per vivere che per morire: furono giorni cruenti, di rastrellamenti e tutto era un pericolo ma, nelle sue pagine, si leggono anche i momenti di svago che – oggi – risultano difficili da immaginare in quel clima.

Le memorie di Adriano Balbo raccontano non solo la storia di un ragazzo ma la storia di tanti altri ragazzi che, con lui, condivisero quel tragico periodo.

Come ha sottolineato il prof. Grimaldi, la riedizione del libro è stata curata con l’ intento non solo di rendere nuovamente disponibili le vicende di Balbo o di ricostruire la storia dalla “feritoia” di Cossano Belbo  ma, soprattutto,  di ricostruire sociologicamente le vicende di quei ragazzi che operarono una scelta.

Giovanna Cravanzola

Partecipa alla discussione