Sabato, 29 Ottobre 2016 | Scritto da: didattica

UOMINI IN GRIGIO”

CARLO GREPPI E ALESSANDRO CERRATO ANIMANO UN INTERESSANTE DIBATTITO

AL CASTELLO DI CISTERNA D’ASTI

3^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘16/’17

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO: http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/greppi.mp3

Che cosa avrei fatto, come mi sarei comportato se fossi vissuto durante la guerra?”.

Probabilmente molti si sono posti questa domanda, sicuramente se lo è domandato lo storico Carlo Greppi e proprio attorno a questo fulcro ruota il suo ultimo libro “Uomini in grigio. Storie di gente comune nell’Italia della guerra civile” (Ed. Feltrinelli) che è stato presentato sabato 5 novembre 2016 al Castello diCisterna d’Asti. L’incontro è stato organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti con la Fondazione Crasti, il Museo e il Comune di Cisterna d’Asti, l’Associazione “Franco Casetta” di Canale – Cn, l’Israt e l’Aimc di Asti.

Alessandro Cerrato ha dialogato con l’autore sollecitando molteplici interrogativi sui diversi aspetti presenti nel suo libro. Quest’opera, infatti, è costruita in modo certamente originale e – in essa – s’intrecciano le vicende di “alcuni tra i molti” che parteciparono con modi diversi al periodo della guerra civile italiana. Storie dichiaratamente romanzate partendo però da dati storici precisi e documentati che – come ha rilevato Greppi – convergono in un luogo e in un tempo precisi: la Caserma di Via Asti a Torino durante una settimana particolare del 1944.

Torino è teatro della Resistenza ma anche di una caccia all’uomo spietata in cui le prede sono gli antifascisti e gli ebrei. Convivono tedeschi, fascisti, partigiani ma la maggior parte della popolazione è composta da coloro che si potrebbero definire spettatori.

Si tratta di gente non armata che, per la maggior parte del tempo, assume un basso profilo nel tentativo di essere ignorata e di superare quei terribili mesi.

A uno sguardo più attento, però, ci si rende conto che la categoria degli spettatori non esiste perché la guerra, comunque, entra nelle vite di tutti senza chiedere il permesso e, allora, inizia tutta un’altra storia che vede queste persone oscillare, come veri e propri pendoli, da un lato e dall’altro della barricata secondo le situazioni e, talvolta, anche delle opportunità.

Fluttuazioni che, come ha posto l’accento Greppi, sono popolate da momenti. Allora personaggi come Antonio M., da un lato si danno alla caccia all’uomo e, dall’altro, porgono il loro aiuto alle vittime. Così emergono le storie di uomini di cui non si fa cenno nei manuali di storia perché non si possono categorizzare nei buoni o nei cattivi, nelle guardie o nei ladri, ma descrivono – ieri come oggi – la capacità di adattamento degli esseri umani che rende molti personaggi uno nessuno e centomila.

Cerrato ha rilevato come nelle fila dei delatori, dei profittatori, dei violentatori… la maggior parte furono italiani. La corruzione fu anche un aspetto importante. Cifre enormi furono scambiate in cambio di vite umane: salvate o perse.

Nel libro tutti questi personaggi smettono di confondersi nella massa grigia e assumono connotati autonomi, fuoriuscendo in modo ancora più reale dalle pagine non solo grazie ad una documentazione ufficiale e non (diari, lettere…) ma anche grazie alla capacità dell’autore di costruire un racconto quasi cinematografico. Greppi ha dichiarato che il suo lavoro è cresciuto come un castello di carte in cui, da cosa è nata altra cosa. Così, grazie ad un incontro o un’intervista, è stato possibile raccogliere dettagli e particolari che gli stessi testimoni non ritenevano importanti ma che si sono rivelati decisivi per aggiungere nuovi tasselli.

In questo modo, le pagine si sono animate di luci, di ombre e, soprattutto, di vita grazie a parole che s’intrecciano, si allontanano, si rincorrono e si ritrovano lungo il filo delle pagine.

Storico e scrittore, allora, s’incontrano ed è possibile riconoscerli lungo questo cammino che è realtà ma anche racconto. Lo stesso autore ha dichiarato che, nel corso degli anni, la sua passione per la scrittura ha incontrato i contenuti della storia.

“Uomini in grigio”, in fondo, non racconta solo una storia lontana ma molto di più: indaga in quello che ognuno di noi potrebbe diventare in qualsiasi momento ed è una cosa che spaventa ma di cui ciascuno di noi dovrebbe avere consapevolezza.

Giovanna Cravanzola

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